La casa Romana di Pietro da Cortona

La casa Romana di Pietro da Cortona

Vicino all’altare il Gonfalone di Cortona risalta rosso all’interno della Chiesa SS. Luca e Martina ai Fori nel cuore di Roma. Mi piace sempre andare a trovare il Signore nella sua casa ma questa volta è per una circostanza culturale. Nella fila degli scranni dinanzi a me, ci sono il Sindaco di Cortona Luciano Meoni e il Vice Sindaco e Assessore alla Cultura il Maestro Francesco Attesti insieme alla rappresentanza comunale e siamo tutti ospiti dell’Accademia di San Luca (il santo protettore degli artisti) per onorare il ricordo di Pietro Berrettini, Pietro da Cortona per il Mondo.

Il Maestro ha particolarmente amato questa creazione perché la chiesa avrebbe custodito le spoglie dei principi dell’Accademia comprese le sue. Inizialmente ha addirittura finanziato i lavori ma solo fino al ritrovamento nel 1634 del corpo della martire Martina, quando il Pontefice commosso, decise di sovvenzionare l’attuale costruzione.

Pensate che Pietro da Cortona alla sua morte lasciò una cospicua eredità per il mantenimento della Chiesa!

Dobbiamo immaginare le difficoltà che incontrò per realizzare inizialmente i sepolcri degli artisti. Scavava sulle preesistenti rovine della chiesa del VII sec. allora intitolata solo a Santa Martina.

Un po’ di finanziamenti arrivavano dalle vendite dei ritrovamenti archeologici, del resto siamo al centro del Foro Romano, ma erano sempre troppo pochi!

Serviva veramente un Santo in Paradiso! E allora Miracolo fu!

Durante gli scavi Pietro trova una cassa con molti resti e una lamina in terracotta con scritte in latino che svelano il corpo di Santa Martina. Era il 25 ottobre 1634. Questo evento favorisce finalmente il supporto del Papa Barberini e del nipote Cardinale che affidano la totalità dell’opera delle due chiese, una nell’altra, alla direzione del Cortona già eletto principe dell’Accademia di San Luca.

Fin dalla tenera età sono stata catturata dalla visione dei grandi capolavori dell’Arte che i miei genitori mi facevano conoscere visitando i musei, i teatri e le chiese del centro storico di Roma. E’ stato proprio durante la funzione della messa, quando i miei pregando mi lasciavano “finalmente in pace”, dove ho sviluppato il mio personale senso critico nei confronti della distribuzione degli spazi interni dei grandi edifici. Notavo come fossero arredati e ornati, ero libera di studiare con i miei tempi i dipinti e le statue dei santi. Poi, frequentando il liceo artistico, la mia passione ha acquisito un metodo e mi sono perdutamente innamorata della potenzialità che l’espressione artistica dell’Uomo può esprimere. Mi piace riconoscere l’energia espressa, l’originalità dell’idea, del disegno e pensare alla loro realizzazione pratica. Nel tempo, riproducendo i grandi ed i piccoli artisti, ho avvertito sempre più familiarità con il loro mondo e mi sembra oramai di far parte di quella “Speciale Comitiva”. Certo la nostra sete di conoscere deve sempre rimanere profondamente umile per assorbire come una spugna anche il più piccolo particolare.

E’ Veramente Immenso il Mare del Sapere.

Pietro da Cortona fu tra i magnifici artisti che espressero le forme e l’energia del primo capitolo del barocco, quella forma d’arte che doveva rapire e affascinare incondizionatamente le anime dei fedeli aumentando le adesioni alla Chiesa Cattolica di Roma. Questa corrente fu progettata durante il Concilio di Trento (1545-63) e diede spazio e sviluppò gli artisti che avevano genialità sceniche capaci di ridare vigore alle offerte e alla partecipazione nella politica religiosa della Chiesa Cattolica di Roma.

Mentre ascolto la conferenza del Prof Marcello Fagiolo nella Chiesa dei SS Luca e Martina riguardo l’arte del Berrettini, studio gli interni da lui disegnati e provo a farmi un’idea delle sue logiche.

Lungo il percorso perimetrale del tempio a croce greca leggermente allungata sulla navata, si susseguono con un’elegante disciplina architettonica i contrafforti e le colonne frapposte ornate dai capitelli ionici, l’abside e le cappelle. L’elegantissima decorazione della cupola, sembra un merletto dalle morbide geometrie e ammiro il recente restauro che ha ridato gli originali colori, delicati e diversi a contrasto, che svelano dell’artista cortonese il suo ricercato gusto ornamentale.

E’ elevata la raffinatezza dell’esecuzione.

Più m’inoltro nel virtuosismo della sua ingegneria ornata, che non tralascia di gratificare con stemmi e simboli i committenti e più ragiono su quanto la personalità del nostro Pietro da Cortona sia diversa e contrapposta alla sua stessa pittura. Infatti nel suo eccelso capolavoro barocco il Trionfo della Divina Provvidenza (1633-39) in Palazzo Barberini libera la sua sfrenata fantasia per descrivere al mondo come il disegno e la scultura si possano intrecciare attraverso le illusioni pittoriche. Lui idea e dipinge possenti strutture angolari come le statue degli atlanti, i festoni, gli stucchi e gli stemmi in monocromo grigio che offrono sostegno all’enorme cornice rettangolare mentre risaltano al loro interno i meravigliosi colori delle figure vestite da maestosi e svolazzanti panneggi.

Al centro dello spettacolare affresco, come se nascesse da una profonda quinta teatrale, Pietro da Cortona crea la scena allegorica che raffigura il trionfo del Papato con la Divina Provvidenza che ordina all’Immortalità di incoronare il Papa. Attraverso una scenografia hollywoodiana, tutta la narrazione è colta e politicamente corretta per i tempi. Le gesta e la grandezza dei Barberini si susseguono alla vista del visitatore, come nella proiezione di un film e come colonna sonora pare di ascoltare le “future note liriche” della Aida di Giuseppe Verdi. Dunque questo e molto, ma molto altro, è descritto nella vita artistica di Pietro da Cortona e come nelle storie più affascinanti la Realtà supera tutte le Fantasie.

Roberta Ramacciotti blog www.cortonamore.it®

Pubblicato Giornale L’Etruria

 

 

 

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