<< Il Violoncello di GIORGIO MAINARDI >>

<< Il Violoncello di GIORGIO MAINARDI >>

L’uomo eredita il D.N.A. dai propri genitori……..

Giorgio aveva avuto in dono la sensibilità di percepire i suoni dalla natura delicata e dolce, forte ed impetuosa della mamma, mentre dal padre, professore di flauto del Conservatorio di Piacenza e suo maestro, il dono matematico di tradurli in note.

Erano gli anni della seconda guerra mondiale che avevano segnato drammaticamente la nostra storia.

La sua famiglia l’aveva vissuta sapendo conservare l’arte della musica nelle mura domestiche e, ad essa, avevano sacrificato più di una minestra.

3 figli, Giorgio, Germana e Rino, ma è il primogenito che ereditava la capacità di declamare la bella poesia della vita attraverso la musica sprigionata dal suo amato violoncello.

La passione per la musica lo travolge al punto di seguire più strade che lo allontanano da Piacenza e lo portano addirittura oltreoceano in Colombia.

Negli anni dove in Italia esisteva un’elevata percentuale di analfabeti, il professor Giorgio Mainardi diventava  cittadino del mondo incontrandosi con l’elite culturale degli anni 60. Divideva il suo suonare ed arrangiare musica tra gli amici, le orchestre ed i quartetti d’archi, attraverso concerti prestigiosi in tutte le città d’Europa.

In quei tempi le società risorgevano dal dopoguerra ed erano assetate di gioia, pace ed amore per l’arte.

Superando nel ’63, brillantemente, l’audizione di ammissione nell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma ne diventava presto 1° violoncello.

Con la prestigiosa orchestra del teatro dagli anni settanta partecipava alle tournè nelle grandi metropoli: teatri come il Metropolitan di New York ascoltavano il suono del suo violoncello eseguire le prime parti scritte dai grandi compositori italiani.

L’assolo scritto da Puccini nel 3° atto della Tosca era una delle sue grandi sfide.

Immaginiamo una serata in teatro, 1000 persone affollate, sedute e concentrate, colte, sapienti ed intente, pronte a percepire la sublime magia, in pochi minuti.

E’ un regalo che si aspettano di ricevere dal Maestro.

Nello stesso istante il battito del cuore del musicista sovrasta pulsando la sua concentrazione, la lucidità del suo pensiero. Sa che in quei pochi istanti si realizzerà il sacrificio delle 8 ore giornaliere passate per mesi, per anni a studiare chino sullo strumento.

Le storiche note “lo consacreranno al successo o lo affonderanno nel dolore più stonato”.

Poi l’attacco del direttore d’orchestra, lo sguardo di complicità che si scambiano, il respiro dei colleghi che tifano silenziosi per lui.

Mainardi sentiva il peso di tutte queste responsabilità, all’inizio ne era quasi soffocato ma poi riusciva a liberarsi improvvisamente e non era più in teatro, ma nelle dita del compositore, nelle orecchie di Puccini, nella gola di Verdi ……Volava sui prati verdi ed assolati del pentagramma, seguiva la corrente impetuosa di un fiume con i suoi polpastrelli, o cantava la struggente passione di una donna per un uomo con il suo respiro.

Dalla fossa dell’orchestra saliva il suono caldo, profondo e roco del suo violoncello che aveva la purezza sorgiva o la cupezza delle note più profonde.

Tutto il teatro in silenzio per lui.

Poi la fine delle note, la pausa, l’applauso.

La vita musicale di Giorgio si è susseguita in un’alternanza di successi fino agli ultimi anni dei concerti accompagnando il coro della Virgo Fidelis dell’Arma dei Carabinieri.

Lui, il suo gattino e l’immancabile Violoncello…

Ora è tutto dei suoi affettuosi e felici nipoti: Andrea, Giorgia e Francesca che gli dedicano un mondo di amore.

Roberta Ramacciotti

Pubblicato giornale L’Etruria maggio 2010

2 Comments

  • alessandra borgognoni on Ago 15, 2013 Reply

    penso di conoscere il maestro attraverso i suoi spartiti che ho raccolto di volta in volta passando alla Stanza della Musica: preziosi studi tecnici e brani quasi introvabili e di grande raffinatezza che mi portano in un altro mondo. Sono solo una dilettante, scultrice e medaglista, ma molto appassionata del violoncello. Avrei tanto voluto conoscere il maestro e studiare con lui quando era all Opera di Ro ma, ma purtroppo, come mi è successo altre volte, scopro dei tesori quando non esistono più. Cordialmente, Alessandra

    • Roberta Ramacciotti on Ago 16, 2013 Reply

      Gentilissima e per me e la mia famiglia, Carissima Signora, la ringrazio per le attenzioni nei confronti del Maestro Giorgio Mainardi.
      L’uomo ha vissuto per la musica e lei attraverso i suoi spartiti che custodiva gelosamente, ha modo di apprendere di lui molto della sua intimita’ musicale. I segni a matita tracciati sul pentagramma sono una finestra sull’animo del musicista, un po’ come gli schizzi a matita del pittore, o piu’ semplicemente la nostra calligrafia piu’spontanea. Giorgio con il suo ‘Bellafontana’, un violoncello dal suono inconfondibile, rapiva gli ascoltatori facendoli sognare proprio come mi sta dando lei l’occasione in questo momento. Grazie. Un Sorriso.
      Salutandola cordialmente, mi auguro di incontrarla nuovamente nel mio blog.
      Roberta Ramacciotti

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