Così Parlò Bellavista Luciano De Crescenzo

Così Parlò Bellavista Luciano De Crescenzo

Il richiamo al botteghino lanciato dal nome della popolare attrice Marisa Laurito è stato sufficiente per riempire di spettatori il Teatro Signorelli, e poi se non fosse stato sufficiente, l’adattamento teatrale di Geppy Gleijeses di “Così Parlò Bellavista” scritto da Luciano De Crescenzo, grande filosofo e scrittore, ha convinto i più dubbiosi.

Tanto, tanto affollamento e speriamo che non siano stati usati i green pass falsificati, diversamente altro che distanziamento!

Ma: Pensiamo Positivo.

Oggi del resto c’è sete di spensieratezza e voglia di evasione e una cura per alleggerire gli stati d’animo “colpiti e in parte affondati” dalla pandemia può essere soddisfatta certamente dalle rappresentazioni teatrali.

Forse le aspettative relative allo spettacolo al Signorelli  saranno state eccessive, ma la recita è stata debole.

E’ difficile per me scriverlo, facile chiederlo al pubblico che era in sala. Eppure il variegato e amato folklore napoletano era completamente descritto. La spavalderia, il coraggio, la creatività e quel particolare spirito d’iniziativa napoletana, la 500 tappezzata di giornali, l’arte di arrangiarsi, la disoccupazione, il banco del lotto, il negozio d’immagini sacre, il pizzo dei clan della camorra, il tavolo dei pomodori, la figlia in cinta, i pregiudizi campanilistici che poi non sono tanto differenti da quelli razziali, con un Nord e un Sud che concludono la commedia con un caloroso abbraccio.

Ma allora cosa è mancato?

Il carisma luminoso di De Crescenzo che quando descriveva ironicamente con un sorriso i suoi compaesani ti trascinava a ridere con allegria. E’ mancata la capacità di espressione di un Troisi che con il suo “timido recitare” trasformava con pochi gesti pieni di pudore, una scena tragica in vera comicità.

Dai grandi interpreti come la Marisa Laurito, Geppy Gleijeses, Benedetto Casillo e Gianluca Ferrato ci aspettavamo pìù sentimento. E’ mancato il calore verace napoletano che mai va dato per scontato per propria definizione. Mi rendo conto che l’avranno rappresentata centinaia di volte ma aimè il teatro ha solo il “bello della diretta!”

Gli special invece si sono accesi di ammirazione per la grande caratterista napoletana Antonella Cioli alle prese con una “lavastoviglie imbizzarrita” e Gigi de Luca il piccolo attore dalla grade anima recitativa che cercava ripetutamente il cavallino rosso. Bravi, anzi Bravissimi.

La magnifica scenografia di Roberto Crea del Palazzo dello Spagnolo nel Rione Sanità a Napoli, riprodotta fedelmente dal libro di De Crescenzo, ha restituito il realistico ambiente di miseria e nobiltà, uno specchio dell’immortale napolanità, unica nel mondo.

Luciano De Crescenzo quando era ancora tra gli sconosciuti era un ingegnere e si lamentava spesso per la mancanza di soldi, fu allora che un “blocco in ascensore” avvenuto insieme a un dirigente della Mondatori segnò il punto di svolta per la nuova carriera di scrittore. Anche nello spettacolo c’è una scena in ascensore che determinerà una svolta positiva ma … di più non scriverò! 

Roberta Ramacciotti blog www.cortonamore.it®

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