Da Dante al .. Signorelli, al Perugino .. a Michelangelo
Da Dante al .. Signorelli, al Perugino .. a Michelangelo
Nell’anno in corso tutto il Mondo, l’Italia, la Toscana si apprestano a festeggiare i 750 anni dalla nascita del poeta italiano più famoso: Dante Alighieri (Firenze 1265-Ravenna 1321).
La qualità intelligente del suo pensiero, acuto nelle idee, raffinato nella cultura spiegano la sua contemporaneità, noi tutti lo percepiamo attraverso i secoli astuto, sagace, attuale. Lo si studia a ragione nelle scuole e lo si ascolta, interpretato dal grande Benigni, in teatro ed attraverso la televisione.
Innegabile è la sua sofisticata lirica, ma divertenti e creative sono anche le idee delle punizioni che immagina di infliggere nei confronti del mondo politico a lui avverso. Non ti annoia mai. Oggi sarebbe ritenuto un intellettuale internazionale colto ed originale. Del resto il valore della sua sola persona gli ha consentito di “rifarsi” una vita come politico e diplomatico perspicace, al di fuori di Firenze che lo spogliò di ogni suo bene.
I suoi scritti sono ancora innovativi, allora come ora. Dante è nella lingua che parliamo e nell’inesauribile fonte di ispirazione che offre agli uomini d’arte. Il nostro grande pittore Luca Signorelli ( 1445 Cortona 1523) lo ha dipinto in affresco nella cappella di San Brizio vicino al suo Giudizio Universale nel Duomo di Orvieto. Loro ovviamente non avrebbero potuto incontrarsi, è Luca che ha studiato Dante proprio come noi e i nostri figli proseguiamo oggi!
Del resto per comprendere la portata dei significati religiosi, politici e sociali dell’opera del Signorelli serve rammentare che siamo intorno al 1490 alla fine della metà del 2° millennio in un paese frammentato dalle nuove Signorie. Pensate anche che l’Arcivescovo del Duomo Antonio Alberi fece allestire una biblioteca accanto alla cappella di San Brizio dotandola di oltre 300 volumi di teologia, filosofia, storia, giurisprudenza traduce lo spessore di studi che hanno rappresentato la scelta delle storie e dei personaggi del Giudizio del Signorelli.
I Potenti diffondevano e segnavano i loro predomini ,sulle classi assoggettate, con codesti “manifesti pittorici carichi di sublimazioni di propaganda. Per affermarsi divulgavano messaggi, leggi, che rappresentavano il verbo, erano doveri, certezze tradotte dal potere. Ritengo riduttivo limitare l’opera artistica a mezzo, di mero piacere. Concepirla solo nel limite di una sfolgorante bellezza, ne offusca la potenza di comunicazione. Filosofia e Pubblicità!
Oggi la visione di qualsiasi opera d’arte procura su ognuno di noi effetti propri. Non è certo solo il grado culturale di un individuo che eleva l’opera a “capolavoro” ma l’impatto che offre spontaneamente allo spettatore. L’energia è percepibile da chiunque.
Michelangelo è stato tra gli eccelsi studiosi del Giudizio del Signorelli. Ne ha sentito la forza, l’unicità della pittura nelle pose dei personaggi seminudi, intrecciati, inarcati, inarticolati che ha trasposto nel suo Giudizio 35 anni dopo.
Pensate che nello spazio dedicato all’affresco del Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina, c’era un preesistente affresco raffigurante la nascita e ritrovamento di Mosè del Perugino purtroppo andato perduto.
Da Dante al .. Signorelli, al Perugino .. a Michelangelo .. del resto questo è il nostro Bel Paese dove, in pochi metri quadri, possono essere racchiusi inestimabili valori.
Roberta Ramacciotti