Il mio primo risveglio a Cortona era stato “coccoloso”

Il mio primo risveglio a Cortona era stato “coccoloso”

… Il mio primo risveglio a Cortona, era stato “coccoloso”. Avevo solo gli occhi che spuntavano dal piumino caldo, perché tenevo sotto il cuscino anche la fronte. Mi godevo l’isolamento da un ambiente che ancora non era sufficientemente riscaldato, essendo arrivate solo la sera prima.

Ero in una dimora toscana, in mezzo al bosco, ricostruita nell’ottocento seguendo tutti i canoni della tradizione seicentesca: dalle travi a vista sui soffitti al cotto datato sui pavimenti, dall’intonaco volutamente grezzo, al battiscopa tracciato a tempera dello stesso colore grigio della pietra serena.

Ogni casa abitata racchiude l’odore della famiglia che la vive, ma in questa predominavano quelli del legno, del cuoio delle rilegature dei libri e della naftalina affinché non potessero diventare pasto per le tarme, della terracotta dei solai e degli intonaci a tempera.

Poi c’erano gli scricchiolii del legno e le vibrazioni delle travature, che mi erano sconosciuti. Dalle porte e dalle finestre, che avevano tutte misure diverse, entravano spifferi d’aria perché gli infissi erano fatti a mano dai bravi maestri falegnami. Sentivo il cinguettio vivace degli uccellini, annusavo i profumi del bosco e delle siepi aromatiche del giardino all’italiana sul quale si affacciava la mia finestra.

Speravo di distinguere il profumo del nostro buon caffè, ma….in casa dormivano ancora tutti. Trovavo tutte le scuse per rimandare il momento di uscire fuori dal letto e di tuffarmi sotto la doccia in un bagno dall’aria gelida!

Osservavo le travi di castagno del soffitto, e partendo da delle “mosse” del legno fantasticavo con la matita incorporata nella mia mente e disegnavo composizioni fiabesche. Quella grande l’avrei a stento abbracciata, avevano ognuna dei nodi diversi, non esisteva in natura un tronco uguale all’altro. Che meraviglia, a volte diamo per scontate troppe cose!

La casa era silenziosa, avevo il naso freddo, ero muta, ascoltavo il mio respiro rumorosissimo insieme a quello di un tarlo che aveva lavorato ininterrottamente da quando mi ero accorta della sua esistenza. Intanto nell’ambiente della camera, le forme si delineavano più precise alla luce del giorno che si faceva più accesa.

Avevo dimenticato le pantofole e mi aspettava un pavimento freddo! Tutti questi solai, con gli anni, si imbarcano. Avvertivo, sotto la pianta dei piedi scalzi, l’avvallamento delle pianelle di cotto levigate dal logorio e dall’usura del tempo, era come camminare sul bagnasciuga lungo una spiaggia.

Prima di uscire volevo completare la conoscenza con la casa. Arrivando la sera prima e percorrendo il vialetto d’entrata, avevo scorto un’imponente cancello in ferro battuto con al centro riprodotto lo stemma di famiglia. Eravamo nella zona del Torreone immerse nel verde. Il piazzale della villa si affacciava da una elegante balaustra in pietra serena sulla meravigliosa vista della Val di Chiana fino al lembo più occidentale del lago Trasimeno. Lo splendido panorama restituiva di notte un paesaggio illuminato che faceva pensare ad un presepio.

Avevo scorto la romantica costruzione ad archi della limonaia che delimitava un giardino terrazzato ornato da palme secolari. Si aprivano angoli intimi fra i giochi colorati del giardiniere e si scorgevano delle panchine in travertino vestite dal muschio che invitavano a soste di meditazione. Desideravo raggiungerne una per sorbirmi con calma un buon caffè e da quella posizione sognavo di fare il piano dei miei appuntamenti alla scoperta di Cortona…….

Roberta Ramacciotti

 

 

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