l’Arte di Andrea Roggi a Matera

l’Arte di Andrea Roggi a Matera

Omaggiare Matera è facile, entrare nel suo cuore ed innamorarsi è inevitabile, Dimenticarsi di Lei è Impossibile!

“Matera, la terza tra le più Antiche città al Mondo solo dopo Aleppo in Siria e Gerico in Cisgiordania” ora patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Ero al p.c. per ordinare i miei articoli e le foto nella mia loggetta cortonese dove una colonnina cinquecentesca in pietra serena cattura sempre distrattamente la mia attenzione. In verità non riuscivo a concentrarmi perché la magnifica Matera, eletta Città della Cultura 2019, era ancora viva prepotentemente nei miei occhi. Immagini che mi resteranno sempre impresse nell’anima perché ho scoperto che dietro l’irregolare mosaico di case e finestre ritratto su tutte le cartoline in giro per il mondo, si celano storie d’infinita saggezza e tenerezza ma anche di crudeltà e d’inimmaginabili bellezze che confrontate con la storia toscana mi scompaginavano ancora di più.

Ho perlustrando i due antichissimi rioni il Sasso Baresano e il Sasso Caveoso, la Matera Sotterranea, le sue Chiese Rupestri ed i loro affreschi millenari. Ho fotografato i minuziosi lavori degli scalpellini sulle facciate delle numerose chiese, i messaggi simbolici impressi, i palazzi storici, quelli nobiliari dove si riconoscono i segni dell’antica cultura della Magna Grecia, delle conquiste longobarde, il passaggio delle Crociate, le migrazioni da Costantinopoli ma si leggono anche le profonde ferite che questa città conserva impresse nella roccia. Intere popolazioni rapite e raggruppate per secoli, per formare eserciti. Giovani braccia levate alla sana e necessaria agricoltura, al grano, l’oro di queste terre, per alimentare l’industria di padroni lontani anni luce dalla loro cultura.

Ho visitato una fabbrica del miele fortificata del 1500, dove al suo interno sono conservati degli affreschi con impressa l’iconografia dei volti ritratti dal Lippi e dal Perugino. Maestri Minori che diffondevano su commissione il nuovo gusto Rinascimentale. Impossibile dimenticare la visita ai Sassi, al loro interno, di quelle che furono abitazioni fino agli anni ’60, solo la denuncia di Carlo Levi pose inesorabilmente sotto gli occhi di tutti le due “diverse nobiltà di pensiero italiane”. Parallelismi tra Nord e del Sud! In quegli stessi anni Cortona godeva di un grande sviluppo. Attraverso una guida ho ascoltato la narrazione di una tipica giornata di vita delle famiglie direttamente all’interno di un sasso oramai disabitato e da lui costantemente tenuto pulito. (forse sarà stata la casa dove lui è nato!). Con la gestualità che avrebbe fatto invidia a un attore consumato ha scandito metro per metro le azioni che si compivano di fronte ad un recesso, in un antro, mimava i gesti del nonno, spiegava quello che rappresentava il ricovero delle bestie, delimitava l’area del braciere come quello della cisterna. Le dimensioni del luogo erano quelle di un piccolo teatro solo che quella rappresentazione era di vita vissuta. Le sue parole esprimevano l’amore per il ricordo dell’intimità familiare ormai persa, ma che rivive ogni volta grazie al suo lavoro. E’ riuscito a ricostruire “in 3D” le scene tanto da commuovere tutti i turisti in visita per il senso di nostalgia evocato. La guida mi ha fatto viaggiare nel tempo e comprendere.

Con orgoglio mi ha insegnato che la povertà può essere una condizione, ma la dignità eleva l’ingegno di qualsiasi uomo, anche quello con meno mezzi e così ha spiegato il significato della nobiltà della civiltà contadina che nulla getta.

Superlativo è stato il lavoro di ricostruzione dei suoi avi nei sassi. Questi antri abitativi, scavati nella morbida e calda roccia con piccoli pezzi di ferro appuntiti o solamente con rocce acuminate come facevano gli uomini preistorici, presentavano soluzioni architettoniche ecosostenibili degne del grande Gaudì di Barcellona. Si scavava con l’inclinazione verso il basso del pavimento e del soffitto scalettato, per consentire di poter far entrare il più possibile la luce al suo interno, spostavano lo Zenit! Per bucare le eventuali bolle di gas derivate dalla fermentazione del mosto si creavano sul soffitto delle sporgenze rocciose angolari e per un ricircolo virtuoso e rinnovabile dell’aria si creava un buco in basso confinante con l’esterno.

Sempre a Matera passeggiando per le caratteristiche viuzze tra le botteghe e i buoni profumi dei pani appena sfornati, ho fatto una felice scoperta mi sono trovata improvvisamente di fronte una grande fusione del nostro artista Andrea Roggi che primeggiava circondata dalla bionda pietra materana.

Allora ho pensato al Rinascimento toscano e all’eredità che gli scaltri e colti Medici hanno comunque lasciato nel DNA dei toscani, una grandissima e immensurabile ricchezza che ancora oggi è fonte di diritti, mentre tra la vecchia popolazione di Matera si leggono ancora ingiustizie inascoltate fino a pochi decenni or sono.

L’Arte del Roggi ben si sposa con il movimento di rivalutazione socio politico culturale che si sta percorrendo in questa regione. Lo scultore non ha bisogno di presentazioni, dal suo laboratorio a Manciano nel “Parco della Creatività” l’eco della sua arte è rimbalzata persino oltreoceano riscuotendo sempre un enorme successo. Il suo lavoro è frutto di una continua ricerca dell’interpretazione dell’esistenza dell’uomo, comprenderne l’intelligenza e la sua capacità di amare. In Roggi emergono lotte per l’affermazione del suo credo, la difesa della dignità dell’Uomo Contadino, riconoscente ai doni della Madre Terra. Le sue opere in bronzo sono sfide continue tra l’equilibrio dei corpi con lo spazio circostante, sprigionano tanta energia insieme a un grande Senso di umanità. Dunque la sua Scultura dialoga meravigliosamente con i Sassi di Matera.

Il suo linguaggio è forte e coinvolgente perché è insito in ognuno di noi ma non tutti siamo in grado di esternare, lui lo fa anche per noi!

Un tempo Andrea Roggi quando era giovane e cercava ancora la sua strada d’artista, si chiedeva la ragione dell’esistenza dell’uomo, plasmava un corpo nella creta ma fu solo quando lo fuse per la prima volta nel bronzo che sentì l’indistruttibilità della sua idea che non si perderà nelle sabbie del tempo … All’imbrunire, nel cuore del Sasso Caveoso mi sono arrampicata nel dedalo dei viottoli e su uno sperone di roccia bianca che domina il complesso del Monterrone e ho lasciato libero il mio pensiero. Il luogo è molto suggestivo soprattutto di sera, da una terrazza naturale si viene letteralmente rapiti dal presepe vivente, minuto per minuto si moltiplicavano le luci e dove sparivano i confini murari, i volumi cambiavano segnando con profondità i selciati delle stradine, l’inclinazione dei piccoli tetti, sparivano le tegole ed emergevano le piazzette, i ferri battuti delle lampade di strada segnavano gli angoli. E’ stato allora che ho ripensato a Cosimo dei Medici, alla sua lungimirante illuminazione perché ho comparato la storia della civiltà contadina toscana con quella che avevo di fronte che ancora cerca di sopravvivere ai latifondi. Di più non vi svelo perché, come per un bel libro, lascio a voi tutte le scoperte e le interpretazioni di Matera e dei suoi dintorni.

Roberta Ramacciotti blog www.cortonamore.it®

Pubblicato Giornale L’Etruria

 

Commenta