Le galleria d’arte
Le galleria d’arte
.. Nella mia prima passeggiata per la Città di Cortona già notai che esistevano molte gallerie d’arte sparse nel centro storico. Alcune erano esercizi commerciali di gran gusto, altre erano collocate in prestigiosi siti storici della città ed erano dedicate a mostre di artisti contemporanei. Il Comune di Cortona patrocinava queste ultime attività culturali mettendo a disposizione gratuitamente gli importanti spazi di Palazzo Ferretti su “Ruga Piana”. Notavo con piacere che la popolazione partecipava seriamente incuriosita all’arte contemporanea, temevo che la familiarità che condividevano quotidianamente con importanti artisti come Pietro da Cortona, il Signorelli o l’Allori, fosse orientata esclusivamente verso il gusto classico. Invece il grande Gino Severini, natio di Cortona, doveva aver aperto i loro orizzonti sul lavoro delle più note modernità del ‘900.
Nel 1999 ero nelle pattuglie di avanguardie dell’arte come ricerca e mi proposi al Comune di Cortona con una personale di grafica pittorica. Il ricordo di quel tipo di esperienza mi offre oggi la possibilità di descrivere nella sua totalità il vero significato di una mostra per gran parte degli artisti ed anche per spiegare al pubblico, il processo che c’è dietro ad un simile evento.
Una sala arredata con opere finite, collocate con un giusto equilibrio di forme e colori in rapporto con le dimensioni delle pareti, è un gioco che non si deve lasciare al caso. Ci sono quadri da ammirare per la minuziosità del segno ed allora dovranno essere collocati preferibilmente in un piccolo passaggio per avvicinarli al visitatore, diversamente altri che hanno bisogno di una visione d’insieme, di essere posti lontano dagli occhi.
Ma prima della “rappresentazione” c’è un progetto complesso che parte dalla ricerca di se stessi e si proietta per gradi al di fuori della propria persona. Sono azioni complesse che si svolgono alcune alla velocità della luce, altre con la lentezza che è dovuta alle riflessioni filosofiche. Si ha bisogno di conoscersi bene, di sapere che tema esprimere, ed oltre alla tecnica scelta, perché più adatta ad enfatizzare il messaggio artistico, si decide soprattutto il grado di intimità che si vuole esprimere. Poche volte si riflette su quanto un artista “si metta a nudo” nei confronti della società, soprattutto con i disegni a matita. Spesso corro a vedere le mostre degli schizzi di artisti come Michelangelo, Leonardo e Raffaello perché è come cogliere la loro primordiale personalità. Il segno delicato, quello forte, quello sfumato, quello deciso, le impronte delle dita, una donna disegnata al posto di albero cancellato, ripensamenti….Si studiano silenziosamente i pensieri, si lascia libera la mano con la matita su un foglio bianco che all’inizio ti appare infinito.
Non è solo intelletto ma puro istinto, spiritualità unita alla corporeità dei materiali. In quel momento eserciti onnipotenza su quel foglio. A volte ti poni degli scrupoli.
Poi, quando il lavoro è compiuto e bene secondo l’obbiettivo che ci eravamo prefissati, ci si sente svuotati, è come se si fosse partorita una parte di noi ed allora è lì la scelta di divulgarla o richiuderla nelle strette mura della propria casa. Ma così è come privarla d’ossigeno! In essa ci sono il nostro respiro, il sudore, la fame, la stanchezza, le scelte, le idee abbandonate, le visioni che hanno previsto il risultato.
Allora l’artista può solo confidare sull’empatia del visitatore, sulla sua capacità di immedesimarsi nell’esperimento che è dinanzi a lui, sconosciuto fino a pochi attimi prima, ma a volte il messaggio arriva nel suo pensiero così intenso che non l’abbandonerà per tutta una vita… …
Roberta Ramacciotti