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Dicembre, 2024

Dic 18

2024

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JOVANOTTI a BELVE

CHI di NOI non ha seguito l’intervista a Jovanotti della Fagnani a Belve?

Il sedici dicembre è stata trasmessa l’ultima puntata della stagione di Belve, una trasmissione di successo ideata e condotta dalla giornalista Francesca Fagnani in prima serata su RAI 2.

I riflettori sono solo due, come le domande e le risposte che si succedono apparentemente su calcolo binario.

Sempre e solo due sono i visi ripresi nei primissimi piani.

Le serate sono uno “special psicologico”, domande intelligenti e le più intime, vengono rivolte democraticamente a tutti i suoi prescelti.

Dunque i suoi ospiti, se hanno l’umiltà di studiare le puntate precedenti, non possono presentarsi impreparati o meravigliarsi!

Dalle prime inquadrature alla Fagnani colpiscono la sua bellezza e la vitalità che trasmette nello splendore del suo sguardo che cattura i suoi ospiti e inchioda gli spettatori fino alla sigla di chiusura del programma. Il suo primo piano è già uno show televisivo e nella trasmissione si confrontano vivacemente e sorprendentemente due personalità: l’Ospite e l’Intervistatrice.

In questo contesto Jovanotti ha raccontato la sua storia di Bambino, di Ragazzo, di Uomo.

E’ una star internazionale eppure tra gli ospiti del programma è stato tra i personaggi che “non si è dato un tono”.

Nel mondo televisivo che è quello dei più costruiti e per definizione “finti”, lui è riuscito a consegnarsi con autenticità.

Complimenti, ha Coraggio da Vendere nel Privato e nel Pubblico!

Con solarità e positività Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ha risposto alle domande più insidiose che da Perfetta Belva la Francesca gli ha rivolto. Chi conosce la trasmissione, percepisce subito dallo sguardo della giornalista che sta già “gustando con ghiottoneria” la prossima zampata all’Ospite.

Il personaggio che la Fagnani interpreta in Belve mi ha sempre ricordato uno dei protagonisti di un vecchio film per ragazzi: “il libro della giungla”, Kaa un simpatico pitone desideroso di ipnotizzare e mangiare Mowgli un fanciullo indifeso nella giungla, ma Kaa fallisce sempre per fortuna, invece, l’intervistatrice spesso vince su Maggiorenni Vaccinati.

Anche in questa occasione ha cercato e sperato in un gossip scavando in una vecchia amicizia di Jovanotti con l’attrice Valeria Marini, ma lui, da vero gentleman, ha dichiarato che sono stati “colleghi nei primi anni di lavoro”.

Che Belloooo! Fa sempre piacere scoprire che esistano ancora sentimenti di autentica galanteria in uomini decisamente moderni come è lui.

Per il resto Lorenzo si è raccontato con disinvoltura e semplicità proprio come ci riesce chi è maturato seguendo un sano sviluppo decisamente interessante e creativo.

Sempre con il sorriso la Fagnani lo ha inseguito per tutta la durata dell’intervista con interrogativi sempre più profondi e intimi sul legame con sua moglie, poi sulla malattia della figlia, i suoi rapporti con i genitori e la terribile perdita del fratello, ma lui ha saputo svelare e non svelare del suo percorso di vita, mantenendo salda la sua privacy.

Del resto la Fagnani è sempre border-line nell’incalzare l’intervistato/a, ma sa quando fermarsi e voltare pagina ed è abile nel mantenere un livello intellettualmente alto anche del pettegolezzo.

Il Cherubini è stato uno dei pochi che a Belve ha condotto la sua intervista invece di rimanerne prigioniero.

Bravo! Si vede che aveva studiato!

La sua normalità di essere uomo non ha mai penalizzato la sua genialità artistica e le droghe sono un mondo lontano da lui.

Ottimo messaggio per il mondo che lo segue! Chissà se certi personaggi “molto sopra le righe” non comincino a entrare in “Modalità Jovanotti”.

E’ un cantautore di successo perché si è sempre espresso fin dai primi tempi, con originalità consegnando al Pubblico prodotti all’avanguardia che però conservano sempre molto romanticismo. C’è amore nei suoi lavori. E questo all’Umanità che è stata e che sarà, piacerà sempre!

La sua Curiosità è il suo motore di ricerca. Ha dichiarato che lavora sempre con grande energia e si vede dalle opere che negli anni ha consegnato allo spettacolo.

E’ un Ricercatore della Fantasia più Elegante, la insegue e la fa sua.

Ma la sua particolarità è racchiusa nella sua poesia e si sa che è una cosa sacra e indispensabile per l’Umanità.

Colpiscono il soffio di vita che Jovanotti da alle parole delle sue canzoni.

Lui ha saputo far vibrare le corde della Poesia Universale, complimenti a lui e a noi che sappiamo godercelo.

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®

Dic 13

2024

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Ieri ho Incontrato Oscar Wilde

Ieri ho incontrato Oscar Wilde, l’ho ascoltato, l’ho osservato negli occhi, ho studiato la sua gestualità.

Si! Era proprio lui!

Un Uomo d’Altri Tempi Perfetto per i Nostri.

Si è raccontato da Uomo Vissuto, ha narrato i suoi drammi con la leggerezza di un Signor Poeta, con la modernità poco compresa di allora, quanto mai capita oggi.

Violenze subite e rivelate con l’ironia di un mattatore … Affascinante Incontro …

Daniele Pecci è l’Attore e Regista che ha trasportato sul Palco del Teatro Parioli Costanzo, grazie alla “sua magistrale macchina del tempo”, “Divagazioni e Delizie” testi teatrali di Oscar Wilde “assemblati” dallo scomparso autore statunitense John Gay.

Una serata Magnifica per la Bravura dell’attore Pecci e per la sua generosità. Si è donato alla recita con la sensibilità e la sapienza dei Grandi tanto che per il suo monologo il pubblico è rimasto completamente rapito per tutta la durata dello spettacolo.

BRAVO e non aggiungo altro perché i complimenti potrebbero essere interpretati falsi.

Grazie a Daniele Pecci

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®

Dic 11

2024

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DON CIOTTI

Subito dopo l’intervista a Don Ciotti nella sede del Centro Congressuale di Sant’Agostino a Cortona ho pensato: “Forse ho incontrato un Santo!”

I Manager si fanno pubblicità, i Santi No, perché quelli veri non hanno bisogno di spiegarti i Massimi Sistemi con parole difficili che tra l’altro intimoriscono e allontanano le persone, l’Amore Universale si condivide nelle società occidentali attraverso l’esercizio della giustizia, delle pari opportunità e con la generosa assistenza ai più bisognosi.

Rivolgo il benvenuto a Don Ciotti, ha gli occhi limpidi, non sfugge lo sguardo e gli pongo la mia prima domanda: “Don Ciotti lei si sente oggi nel 2024 più San Francesco il poeta dell’Amore Universale o più frate Elia suo ingegnere gestionale? “

Mi risponde:” Innanzitutto non esiste “un” Don Ciotti perché rappresento un Noi. Tutte le cose che sono state fatte lo sono state accogliendo l’enorme contributo delle forze etiche, sociali, culturali e politiche nel senso più profondo del termine, tutto è stato raccolto e ridistribuito al servizio del sociale, del più debole … mi sento vicino allo spirito di San Francesco e poi sono grato al Papa che ha voluto dare al suo pontificato un’impronta di sobrietà, di attenzione al povero con l’invito ad essere tutti più semplici”.

Quando si sveglia al mattino qual è il suo primo pensiero?: ”Ringrazio il Signore per i beni del Creato .. dormo poco, ma già nelle prime ore dell’alba dove ammiro la bellezza dei cieli, rifletto sui contenuti e le dinamiche degli incontri che avrò durante la giornata … Ringrazio il dono della Vita … Se dovessi ritornare sui miei primi passi, ripercorrendoli non farei certi errori, sicuramente ci metterei ancora più forza perché oggi più che mai la realtà è ancora più frantumata e in sofferenza, molti ambienti sociali soffrono di marginalità invalicabili, di esclusione allo studio, al lavoro, alla cura e sono abbandonati alla violenza. Non ricevono assistenza riguardo le loro fragilità … E’ stato fatto tanto in passato ma è necessario fare di Più perché i tempi cambiano e con essi anche i vari tipi di violenza, di soprusi e sopraffazioni. Oggi per fare del bene bisogna creare una politica sociale trasversale e nel qual caso i Governi non dovessero proteggere le classi più deboli divenire una spina nel fianco. Tacere diverrebbe una Colpa e Parlare un Obbligo Morale.”

Ma Don Ciotti non si limita ad essere il Grillo Parlante dei Governi, propone, promuove e coordina tutte le iniziative etiche di volontariato che si compiono intorno a e con lui. Ha l’appoggio di Papa Francesco ma sono i Governi che devono ascoltare le denunce, riconoscere i problemi e stanziare dei capitoli di spesa per difendere il Popolo dalla droga che viene spacciata indisturbata e che crea una filiera di negatività. Pensiamo alla violenza che genera, alla malattia del corpo e a quella dell’anima e non riflettiamo mai abbastanza riguardo l’assistenza necessaria per i figli dei drogati. Pensiamo ancora al gioco d’azzardo, alla prostituzione, all’usura, alla violenza delle donne, alla corruzione …

Don Ciotti dedica pensieri e strategie per combattere il male, ma cura la spiritualità delle azioni perché ci invita a cercare Dio in noi e tra di noi, pensa al peccato e al peccatore perché si devono salvare tutti dall’emarginazione e dalla violenza.

I suoi racconti sono molteplici ed esorta gli adulti ad ascoltare i giovani perché è attraverso il loro sentire che potranno arrivare le soluzioni.  Noi vecchi possiamo proporre solo vecchie soluzioni!

Allora ecco scendere in campo la forza del “Noi” che lui sottolinea di continuo perché il Nostro Buon Futuro Sociale lo raggiungeremo con pari diritti e dignità solo se capiremo che non possiamo solo delegare la totale responsabilità ai Politici, ai Magistrati e alle Forze dell’Ordine, ma vivendo anche noi nella quotidianità il sentimento dell’accoglienza.

Don Ciotti ha ricevuto in eredità la sua missione dalla strada: da un barbone. Ha raccontato che da ragazzo andando tutti i giorni a scuola in autobus, aveva notato un uomo vestito di stracci seduto su una panchina: “Quest’uomo leggeva libri e sottolineava le pagine con quelle matite di una volta rosse e blu .. poi, superata la mia grande timidezza, ho preso contatto con lo sconosciuto e ho scoperto essere stato un medico molto amato e rispettato nel suo paese ma poi un dolore troppo grande, lo ha intrappolato nella sua paura di vivere .. allora quell’uomo sempre muto che non rispondeva mai a nessuna delle mie domande, un giorno improvvisamente mi disse: “guarda laggiù quei ragazzi che entrano ed escono dal bar, si sballano di alcol e farmaci!” Io non compresi immediatamente l’altruistico grido di allarme del barbone perché a Torino nei primi anni “70 non era ancora conosciuto il potere devastante e distruttivo dell’eroina e non raccolsi subito la gravità del messaggio.”

Don Ciotti non lo incontrò più, quell’uomo morì, ma gli rimase addosso l’eredità del suo dono: l’amore per la giustizia e la solidarietà nei confronti di chi ha bisogno. 

Purtroppo non è sufficiente un pasto al giorno, occorre molto ma molto di più!

Ognuno di noi nel suo piccolo mondo può determinare delle scelte. Ogni ragazzo, bambino, fanciulla che riusciamo ad allontanare dalle droghe è una vittoria, ogni donna alla quale offriamo un lavoro onesto la sottraiamo alla prostituzione, ogni uomo al quale concediamo un’occupazione lo sottraiamo all’usura, alla criminalità … e non si parla solo di immigrazione da paesi in guerra ma degli stessi nostri compaesani: milanesi, calabresi, siciliani, veneti e napoletani … Non occorre andare in India per fare volontariato probabilmente nel nostro stesso palazzo c’è dell’aiuto da offrire.

La Forza risiede nella Condivisione, nel Noi per poter esserci sempre, da Soli non è possibile!

Don Ciotti è tra gli Uomini Sacri al Genere Umano perché ha il coraggio con la sua mano destra di riceve la forza e l’energia dell’Amore Universale e con la Sinistra cerca di ostacolare il Male. Ci insegna ad individuare la strada che unisce la Terra e il Cielo.

E’ riduttivo e insignificante scrivere che viva una vita Difficile, i suoi incubi sono quelli di tutte le anime perseguitate. Lui va oltre il Religioso Sentimento Cattolico, segue il puro messaggio di Cristo, lo abbraccia totalmente: amore, comprensione e compassione verso il prossimo: donne, uomini e bambini, gialli, neri o con gli occhi a mandorla.

Don Ciotti è una persona di elevatissima profondità e coerenza umana al passo con i tempi, l’abbandono al materialismo è il suo rifugio.

Coglie il silenzioso grido di dolore dei giovani, nutre per loro un amore protettivo senza confini e pregiudizi, e denuncia il disagio delle loro connessioni internet che non sono relazioni tra coetanei.

Lui ci invita a seguirli educandoli e sostenendoli dando loro fiducia e responsabilità.

 “Allora è necessario restituire l’uomo a se stesso”.

E’ un uomo nato nelle montagne bellunesi e con la sua famiglia si è trasferito a Torino una città ai piedi delle Alpi. E’ un uomo mite che ha un profondo amore per la giustizia.

La registrazione di questa conferenza curata da Carlo Lancia sarà trasmessa nelle scuole ma a mio avviso far conoscere Don Ciotti alle scolaresche del territorio avrebbe rappresentato un enorme valore per i ragazzi. È un uomo che non si dimentica e che fa uscire il meglio dalle nostre persone.

Predica la teologia della fatica e ci invita a diffidare dei camminatori solitari e commuove il pubblico femminile riconoscendo l’enorme valore del sentimento umano delle donne: “gli apostoli hanno abbandonato il Cristo sotto la Croce le Donne erano lì a piangerlo e custodirlo”.

Riflettiamo sul nostro piccolo ma essenziale operato perché “la fiammella dura più di una vampata”

Grazie Don Ciotti

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®

Dic 08

2024

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PARTHENOPE SORRENTINO NAPOLI

Sorrentino non ha sprecato l’amore per la sua Napoli invano, lo ha donato nella sua totale interezza nel suo ultimo film “Parthenope” proiettato al Teatro Signorelli di Cortona.

Da Uomo e Regista maturo ha narrato la sua città attraverso la cura delle immagini, la sintesi dei dialoghi tra gli attori, le frasi pensate, la trasparenza dell’acqua di mare, la fotografia delle ville che si affacciano sul golfo, le pose dei corpi, gli sguardi.

Ha descritto le molteplici facce di una città secolare e cosmopolita ma che conserva prepotentemente la sua anima folcloristica che però fa sorridere i turisti e soffrire i napoletani.

Lui ha avuto il coraggio di dialogare direttamente con i suoi concittadini attraverso le parole che fa pronunciare nel film dalla Diva napoletana, la Divina per eccellenza. Il discorso uno sfogo magistrale. Non è piaciuto? A chi? Perché? Sono state parole dettate dal cuore di Sorrentino, dalla sofferenza nel riconoscere il dramma dello sfruttamento della povertà, della prevaricazione nei confronti dei deboli, della prostituzione, della debolezza degli animi, delle fragilità con l’accettazione che questo sia folclore.

Macché grida Sorrentino e lo fa per chi non può permettersi di farlo perché prigioniero della sua Miseria. Il film Parthenope è un atto di generosità per la sua città natale.

Sorrentino invita tutti i napoletani a non consentire di essere trattati male, ma di farsi rispettare e valorizzare perché se non lo facciamo noi stessi per primi, chi mai lo farà per noi? Bravo Sorrentino una bella lezione sociale di grande umanità.

Le metafore e i simbolismi sono di facile lettura e gli sono occorsi per lasciare allo spettatore l’interpretazione della sua lirica. Non è retorico e non gigiona. Sorrentino è franco e coraggioso, sofisticato, intelligente e schietto e l’ipocrisia non è di quest’opera. Cura magistralmente i primi piani degli attori che dialogano a “tu per tu” con le persone in sala, con te, si proprio con te che lo vedi comodamente seduta in poltrona!

Napoli ha la luminosità e il calore del sole catturati nelle sue ceramiche, peccato che quella magia non arriva nei bassifondi e quando li ritrae con lo scorrere dei fotogrammi, abitazioni di sopravvivenza umana, lui non lo fa per umiliare i napoletani, ma per denunciare, lui che può, proprio come Primo Levi lo fece per Matera riguardo la condizione inumana degli abitanti nei Sassi negli anni “50, solo che ora siamo nel 2024!

Ha audacia, ardimento la sua poesia, nuda, cruda, vera, ha sofferto per far emergere tutto ciò, per lui ha avuto il valore di un parto. C’è Odio per l’inettitudine ma c’è l’Amore viscerale per la sua città natale.

Ha curato la bellezza della giovinezza ed espresso il suo delirio di onnipotenza attraverso le più intime gestualità. La scoperta del mondo, il momento della riflessione, gli incidenti che rompono equilibri e riscrivono le storie di una famiglia. La nuova consapevolezza per l’assorbimento dell’esperienza, le scelte, l’ultima maturità. Un Carosello di Sentimenti Umani anche dei più strani ma reali.

Ha scolpito come uno scultore il film Parthenope che è il diario della sua vita, il vissuto di uomo napoletano che non accetta le contraddizioni feroci che gli sono offerte, una vita affascinante quanto drammatica, una vita da film.

Chi va al cinema a vedere Parthenope si regala un momento prezioso.

Oggi andare al cinema per vedere un filmetto standard non ha senso perché i canali televisivi, tutti, ne trasmettono di belli e avvincenti. Il cinema oggi deve saper donare allo spettatore la teatralità di un racconto attraverso la tecnica più moderna del cinematografo, diversamente è noia, non ci sono stimoli, si torna a casa senza un arricchimento personale. Criticare è crescita di pensieri nuovi e Parthenope ne dona molti e tu Napoli fai pace con Sorrentino.

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®