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Written by Roberta Ramacciotti

Apr 04

2025

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M&M Musica e Radio Folk donano la loro Musica

Sabato 29 marzo al Teatro Spina di Castiglion Fiorentino si è svolta una serata simpatica e piena di allegria grazie alla generosità del complesso musicale degli M&M Medici e Musica insieme alla partecipazione del brillante Daniele Bellaveglia di Radio Folk. Il tema musicale era rappresentato dal “Viaggio” con la Musica Italiana e Internazionale a partire dagli anni “60.

Si può viaggiare nel proprio cuore e in quello delle persone che incontri nella vita.

Ha organizzato l’evento l’associazione Rotary Club Cortona Valdichiana con il patrocinio del Comune di Castiglion Fiorentino, una serata di beneficenza il cui incasso andrà a favore del restauro della Chiesa del Gesù di C.F.

Lo spettacolo, teatro sold out per una risposta solidale dal territorio, è stato amabilmente presentato dalla Presidente del Rotary Club Cortona Valdichiana Eleonora Sandrelli.

Per il complesso dei fantastici M&M Medici e Musica erano presenti Paolo Angori alle chitarre, Piero Angori alla batteria, Giorgio Sgrevi alla chitarra, Marco Margioni alle tastiere, Marco Feri al sax tenore, Francesco Diodato al sax soprano, Carlo Casettari al basso insieme alle belle e brave cantanti Stefania Battaglini e Ilaria Scatizzi.

Un complesso veramente molto amato e seguito nel territorio per la bravura e la generosità perché hanno sempre messo a disposizione il loro tempo libero per cause benefiche. Il sentimento che li anima è l’amore per la musica ed il desiderio di condividerlo con la gente del territorio dove lavorano e vivono con le loro famiglie.  

E’ qualcosa di bello, importante e veramente prezioso per tutta la Comunità perché seminano Gioia e Serenità.

Nascono nel 2012 come un gruppo di medici dell’azienda sanitaria aretina che si sono uniti con la “voglia di fare musica” e negli anni hanno scoperto nel gruppo la forza dell’amicizia.

Sono passati molti anni da allora, ed anche se molti di loro sono oramai in pensione, non è mai mancato l’impegno nel lavoro e il desiderio di essere utili alle persone.

Allora il loro incontro periodico settimanale e a volte mensile, si è trasformato in una fonte rigenerativa personale e collettiva anche dopo ore massacranti spese in ospedale.

Un’unica band musicale di colleghi appartenenti al mondo ospedaliero che quando acquisivano un “esterno”, per la sua bravura di musicista, gli attribuivano allegramente “una laura in medicina ad honorem”!

Si Scherza Naturalmente ed è ovvio che nei concerti di beneficenza sono decisamente fuori luogo giudizi di alcun genere ma spero mi siano perdonati i complimenti a Carlo Casettari per il sentimento profondo espresso nella sua esecuzione della canzone Creuza de ma’ di Fabrizio de Andrè (musica di Mauro Pagani), è stato piacevole riascoltare  “Parigi” cantata dal suo autore Marco Margioni e poi c’è stato un momento emozionante e nostalgico per la canzone “Impressioni di Settembre” dei PFM cantata e suonata dal bravo Daniele Bellaveglia di Radio Folk accompagnato sempre dai M&M tanto che si è chiesto anche il bis!

Tutti, ma proprio tutti, veri artisti consumati!

L’elenco è lungo per riportare i tanti concerti che hanno donato alle varie associazioni. Personalmente li ho conosciuti nel lontano 2016 proprio nel Teatro Spina per il concerto dedicato al ricordo di Fabrizio Meoni, un campione di motociclismo morto durante la Barcellona-Dakar. Meoni senza mai “farsi bello” aveva lavorato, insieme a Padre Arturo Buresti, al progetto della realizzazione di una scuola in un sobborgo di Dakar che oggi porta il suo nome.

Storie drammatiche ma profondamente belle per l’esempio che donano all’Umanità.

Sono sicura però che i nostri medici musicisti conservino i concerti più belli nei loro cuori, quelli improvvisati, suonati e cantati nelle corsie per i loro malati.

Sono proprio Uomini e Donne speciali. Grazie di tutto.

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®

Apr 02

2025

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QUARANTA GIORNI

Le luci dello spettacolo “Quaranta Giorni” si aprono su un piccolo uomo disperato di nome Giona che consuma da solo il suo misero pasto nel suo alloggio di fortuna.

Ha perso tutto dall’ultimo Disastro, si proprio uno di quelli che ci vengono annunciati tutti i giorni al telegiornale: Inondazioni .. Terremoti .. Tsunami .. Frane .. Guerre .. Carestie .. macabre e spaventose regie rubate alla fabbrica del cinema. Terribile Pensarlo invece Pura Realtà.

Giona, l’attore, come prime battute recita “Ninive” di Chiara Arrigoni, l’opera dal quale la brava regista Alessandra Bedino ha tratto l’ispirazione per la regia di “Quaranta Giorni”.

Giona a Dio: ”Io giuro che non ti chiedo più di farmi passare questo odio alla fine mi ci trovo bene ci passo le giornate così è una cosa che mi fa sentire meno solo ma ti chiedo invece solo una cosa … manda giù l’acqua che li spazzi via tutti … che ci liberi si, ci liberi di quell’odore terribile che hanno addosso, plastica scadente profumi costosi corpi sudati che corrono da una parte all’altra verso il nulla … e ci liberi di tutto tutto … Perché è quello che meritano Perché se ci deve essere un mondo dopo questo sfacelo Non è per loro. Sia fatta la tua volontà.”

Dunque quest’Uomo vive la sua disperazione nella periferia di Ninive, una grande metropoli, dove tutti, uomini donne e cose, sono al servizio di un Re viziato e capriccioso e della sua Corte debosciata.

Loro Possono Ordinare Tutto via internet, dal cibo più improbabile, alle droghe, come alle bambole del sesso in carne e ossa.

Tutto messo a disposizione dalla politica dello Schiavismo Volontario un tempo chiamato Lavoro.

Tutto questo apparentemente però, perché anche i Privilegiati sono inconsapevolmente schiavi del Consumismo Plastificato che tutto ha distrutto di umano ci fosse “in giro”.

Non citerò la narrazione biblica del profeta Giona e neppure quella del Nuovo Testamento, ma la presenza leggendaria di un personaggio millenario come il suo, nell’opera della Arrigoni, aiuta a rafforzare il messaggio: dobbiamo riportare l’Umanità nel suo alveo, nella sua terrena dimensione, perché l’Uomo è sfuggito alla sua stessa natura e il suo comportamento sta pregiudicando anche l’esistenza della flora e della fauna sulla terra.

L’incomparabile regia di Alessandra Bedino in “Quaranta Giorni” rappresentata al Teatro Spina di Castiglion Fiorentino, organizzata dalla Pro loco in collaborazione con il Comune esprime, attraverso un lavoro di grande tessitura con la sua “Compagnia Invisibile”, il drammatico disagio dell’Uomo Comune sulla Terra costretto, di giorno in giorno, ad annullare i suoi pensieri, sogni e desideri. La sua piccola esistenza, un tempo colma di poesia è oramai sopraffatta dal potere delle multinazionali che obbligano gli Stati all’assoluta politica consumistica.

E’ storicamente vero che, nascosto dietro la meravigliosa ripresa economica degli anni del dopoguerra, si celava l’inizio inconsapevole della distruzione della razza umana sulla Terra grazie alla spinta forzata del Consumismo fatto tutto di plastica e petrolio. 

L’opera teatrale è una metafora della imminente catastrofe globale. Giona sul palco è un uomo che è stato eletto all’ascolto della Parola di Madre Terra, infatti, la figura di Dio in scena è Donna, ma nonostante il privilegio concesso, anche lui rimane sordo e sfiduciato e non avverte l’urgenza di convincere il Re e la sua Corte alla “conversione” per permettere all’Umanità di salvarsi.

Le luci sapientemente distribuite sulla scena curate da Alessio Rosi, enfatizzano il buon lavoro delle maschere in cartapesta create e dipinte da Carlo Giabbanelli. Gli effetti sonori, le musiche e le scenografie sono curate dalla regista Alessandra Bedino con l’aiuto degli svariati costumi di Norma Angelini la cui fantasia ha dato spessore allo spettacolo creando un unicum. Pensate che i visi dei manichini dipinti dalla Angelini sono dei veri capolavori di realismo pittorico e non posso non menzionare la sua brillante idea della scatola contenitore della “donna oggetto” insieme a tutti gli altri complementi di scena costruiti da lei con materiali riciclati. Una donna ricca di Fantasia! Brava!

Per la verità Bravi proprio Tutti!

E’ una recita al passo con i tempi, i nostri dolorosi tempi. 

La “Compagnia Invisibile” è composta da Stefano Berbeglia, Giuliana Bianchi nella parte del Re, Annalisa Cei, Carlo Giabbanelli, Cordelia Palla, Stefania Salvietti e Giovanni Visibelli nella parte di Giona insieme alla regista Alessandra Bedino.

Sono stati tutti molto generosi e molto coraggiosi perché il tema, quanto mai attuale, risulta anche molto difficile da accettare per il pubblico.

Molti spettatori non desiderano ascoltare la voce della realtà ed allora preferiscono ignorare il Problema, ma quello Rimane, si Consolida e prende sempre più Forma perché non viene Ostacolato.

In verità siamo tutti molto spaventati per ciò che ci potrà accadere, ma voltarci dall’altra parte non mitigherà il futuro che ci attenderà ed allora di fronte ad un lavoro studiato onestamente e presentato con professionalità e spettacolarità ci dobbiamo semplicemente rigenerare di fiducia e gratitudine.

Gli attori della Compagnia degli Invisibili hanno seminato in platea pensieri dall’alto valore del grano e le scomode denunce presentate forse potrebbero risultare salvifiche se comprese dagli uomini per tempo.

La forza del Teatro risiede proprio nell’esercizio dell’introspezione offerta dagli attori alla platea e poi sta a noi spettatori rimanerne arricchiti.

Il Teatro può curare anche le angosce personali e sociali che viviamo, perché condividerle psicologicamente è il primo passo per comprenderle, affrontarle e superarle.

Bravi, Bravi, Bravi e pensare che nella vita gli attori della “Compagnia degli Invisibili” vivono altri mestieri, e allora l’impegno amatoriale per il Teatro li rende ancora più Preziosi.

Speriamo che il Comune di Cortona insieme all’Accademia degli Arditi del Teatro Signorelli di Cortona prendano in considerazione di patrocinare una giornata dello spettacolo “Quaranta Giorni” tratto da Ninive di Chiara Arrigoni con la regia di Alessandra Bedino. Penso alle scuole di Cortona e del Territorio della Val di Chiana, ai loro giovani studenti perché immagino possano trovarlo molto interessante proprio perché riguarderà il Loro prossimo Futuro.

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®

Mar 22

2025

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La Ricerca sulla Sessualità Femminile a Nudo

Solo il titolo sulla locandina ha originato “Solo Posti in Piedi” alla “FactoryDardano44” di Cortona per la conferenza della neuroscienziata Celeste Bittoni, dottoranda all’Università di Padova, dipartimento di Psicologia della Socializzazione e dello Sviluppo, co-fondatrice di Padova Sex Lab, un laboratorio di ricerca multidisciplinare che esplora tutte le sfumature della Sessualità Femminile.

Serata Brillante ed Istruttiva.

Come professionista della comunicazione posso onestamente affermare che semplificherò la spiegazione scientifica mentre come giornalista sottolineerò l’importanza di questo appuntamento sotto il profilo individuale e collettivo.

In sessantasette anni ho assistito per la prima volta ad una conferenza che raccontasse in modo serio ed esplicativo l’organo sessuale femminile nel dettaglio e ne spiegasse anche la funzione nel dettaglio. Troppi pregiudizi ed ignoranza hanno accompagnato nei secoli precedenti il mondo intimo femminile minando sia la sua salute fisica che psicologica.

Spero che il mio semplice articolo sull’argomento contribuisca ad indicare una strada sicura per colmare la sana curiosità delle mie giovani lettrici desiderose di ricevere delle delicate risposte.

Il focus è decisamente molto sentito dalla Società e se è vero che nell’umanità esistono 7 donne per 1 uomo, comprendiamo quanto sia importante per le donne riconoscere la propria salute sessuale ed il suo piacere e quanto questo benessere incida numericamente sulla popolazione mondiale.

Per l’organo maschile è sempre stato più facile individuarne la salute o le sue patologie, diversamente da quello femminile che si sviluppa molto internamente e dove è più complesso indagare ed eventualmente, sperimentare nuovi stimoli.

In più soggetti presi in esame affetti da malesseri diversi si è constatato che il piacere che si ricava dall’orgasmo comporta un alleggerimento se non addirittura la scomparsa del malessere stesso.

Gli ultimissimi studi hanno quindi evidenziato quanto il piacere sessuale possa innalzare la soglia del dolore del 70% fino al 100 %; allora fosse anche solo per questo aspetto, pensate quante nuove cure possiamo progettare per la terapia del dolore.

Attualmente per sconfiggerlo o semplicemente per alleviarlo dobbiamo assumere farmaci che comunque intossicano il nostro organismo, allora perché non immaginiamo nuove cure mediche che recuperino energia dalle nostre stesse risorse interne?

Una scoperta rivoluzionaria che potrebbe diminuire l’uso dei farmaci.

Un’ipotesi apparentemente fantasiosa ma nella ricerca nulla è certo ma tutto viene rigorosamente sperimentato.

Pensate che solo da pochi anni esistono disegni fedeli alla realtà del sesso femminile esterno.

I primi studi ufficiali riguardo la sessuologia umana si hanno solo negli anni “60 dai ricercatori statunitensi William Masters, ginecologo e dalla dottoressa Virginia Eshelman Johnson, sessuologa. Questi egregi pionieri hanno firmato il primo studio di ricerca sulla fisiologia sessuale umana esaminando nel corso di 11 anni oltre diecimila atti sessuali compiuti da 700 volontari. Questi esperimenti li hanno portati ad individuare 3 fasi: l’eccitazione, l’orgasmo, la risoluzione sia per la masturbazione che per i rapporti sessuali.

La maggior parte dei loro pazienti si presentava in coppia, manifestando discrepanze nel desiderio. Purtroppo gli studi di allora rimasero privi dei rilievi psicologici e neurologici perché non esistevano ancora gli Elettroencefalogrammi e la Risonanza Magnetica di ultima generazione ….

Ma dai racconti delle prime esperienze di ricerca in questo campo si può anche dedurre quanto sia delicato e difficile poter sviluppare statistiche che hanno necessità di tanti soggetti volontari coinvolti in un esercizio così intimo come la masturbazione o l’atto sessuale condiviso!

Proprio per queste motivazioni è importante diffondere la conoscenza del lavoro della dottoressa Celeste Bittoni e del Padova Sex Lab perché ci ha spiegato con chiarezza e semplicità quanto sia difficile preparare i volontari nei quali la componente psicologica gioca un ruolo fondamentale.

Arrivare oggi a promuovere uno studio di “Ricerca per Migliorare il Benessere Femminile”, è a dir poco stupefacente ma grazie all’evoluzione culturale delle nuove generazioni ed a una strumentazione più sofisticata si possono raccogliere “dati certi”.

Forse perché è difficile convincere gli uomini che dirigono quasi tutti i dipartimenti del Mondo della Medicina?

Per condurre oggi una buona ricerca in questo campo della medicina femminile al quale raramente si sono dedicati metodi di sperimentazione e studi specifici, si sta praticamente partendo da ZERO. Non esistono linee guida e protocolli, tutto si deve ancora compiere!

Oggi gli studi sperimentali nel campo della sessualità femminile si svolgono grazie al volontariato delle donne, studentesse, mamme, sorelle, amiche.

Di volta in volta si aggiungono elettrodi per registrare meglio gli stimoli che arrivano al cervello e solo con l’ausilio delle volontarie, insieme alla professionalità del gruppo universitario del “Padova Sex Lab” tutto al femminile (tranne il capo il Prof. Jeff Kiesner) si percorrono azioni, si sperimentano metodi, si registrano dati che si raffrontano con quelli di poche altre università al mondo. Attraverso queste prime ma fondamentali esperienze si individuano le apparecchiature che saranno più adatte per una certa raccolta di dati e tutto potrebbe portare a nuove strade d’indagine.

La Ricerca è preparazione professionale, metodo, serietà, sacrificio ma anche intuizione, fantasia e creatività.

Alla luce dei fatti possiamo pensare che la dottoressa Celeste Bittoni passerà alla storia insieme al suo Capo ed al “Padova Sex Lab” per aver riconosciuto fra i primissimi studiosi della scienza umana il potere terapeutico del piacere sessuale.

Finalmente una strada aperta da percorrere con decisione.

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®

Mar 07

2025

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GLI ULTIMI DINOSAURI

In una qualsiasi Domenica Mattina durante la mia passeggiata per Ruga Piana in Cortona, un giovanotto in divisa da Boy-Scout mi ha offerto con il sorriso un fiore di carta con attaccato un bigliettino: “se regali un sorriso arrivi dritto al cuore, non tenerlo solo per te, donalo”, allora ho risposto: “grazieeee” ma lui ha proseguito donandomene un altro spiegandomi che se lo avessi desiderato lo avrei anch’io regalato con un sorriso a chiunque avessi voluto.

Allora ho compreso l’importanza del gesto, solo che per me era stato facile e piacevole ricevere quella gentilezza ma mi chiedevo: senza la protezione e la presentazione che la divisa Scout aveva offerto a lui, sarei stata altrettanto libera di cuore nel donare l’altro fiore di carta ad uno sconosciuto?

Avevo il timore di essere presa per una persona come minimo “su di giri” o magari per un individuo invadente, facilmente invece per una donna un po’ strana!

Lo Scoutismo nasce nel 1907 da un’idea del tenente generale inglese Robert Baden-Powel, è un Movimento che ha da sempre come obiettivo la cura della formazione fisica, morale e spirituale della gioventù mondiale. Visti i tempi e l’ambiente frequentato, l’Ufficiale Inglese presentava nella sua idea delle basi organizzative militari, utili inizialmente da un punto di vista pratico e mai per nulla violento.

Successivamente il movimento si è saputo aggiornare mettendo al centro come obiettivo principale l’educazione civica e cattolica di ogni singolo componente prima ancora dello sviluppo dello spirito di sopravvivenza.

Oggi si può osservare all’interno dello Scautismo una cura più sofisticata per la formazione personale. Non ci sono più imposizioni che possano forzare un comportamento, infatti già dai più piccoli, i lupetti e le coccinelle, tramite il gioco, si ritaglierà il metodo più adatto per ogni singolo individuo affinché imparino tutti a rapportarsi con l’altro.

Per i più grandi, i Boy-Scout e le Guide, impareranno a gestire con responsabilità l’aiuto nei confronti di un disabile o di una persona anziana.

Tanta acqua è passata sotto i ponti dalle prime parole di Baden-Powel “sull’imparare facendo”, ora vivono un Percorso Interno che porta alla Scoperta di se stessi e dell’altro insieme alla Competenza di saper “Offrire il Migliore Aiuto”, dunque una importante  azione di volontariato.

Il gruppo attraverso attività all’aria aperta e coltivando impegni presso le case per anziani e gli incontri con le persone “speciali” contribuiscono a formare nuove amicizie. Questa forza lavoro si traduce in energia gioiosa che strappa dalla solitudine e dalla tristezza tante persone sole ed abbandonate.

Oggi poi i reparti hanno squadriglie miste, e gli equilibri sociali sono certamente compensati.

Ai miei tempi non erano proprio ammesse esperienze miste e questo rappresentava un grande limite. E’ un’organizzazione che ha sempre avuto comunque a cuore il benessere spirituale di tutti gli individui grandi e piccoli senza distinzione sessuale.

La descrizione che dovrei dare dello Scoutismo nell’anno 2025 è ovviamente più complessa e articolata ma mi è stato sufficiente constatare la gentilezza spesa tra i componenti del gruppo e quella che riservano ai bisognosi, agli anziani ed ai portatori di handicap per pesarne il valore sociale.

L’associazione ha superato la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, si è cucita addosso aggiornamenti e modifiche per risultare utile alla Società.

Possono accadere, come in tutte le comunità, incidenti ed incomprensioni tra i componenti ma sono proprio queste criticità che daranno modo loro di crescere attraverso la sincerità, lo spirito di sacrificio e la comprensione reciproca, ma sarà proprio il dialogo interno svolto regolarmente, un deterrente per fugare i primi malintesi.

Mentre scrivo ho ancora accanto al pc il secondo fiore di carta, ora mi metto le scarpe e scendo in strada a donare un sorriso.

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®

Feb 20

2025

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LA BELLEZZA

Quante volte siamo rimasti stupiti per l’inaspettata quanto potente attrazione provata nei confronti di una persona sconosciuta con un’apparente insignificante fisicità? La sua luce interna ci aveva catturati!

Spesso ascoltiamo: la Bellezza ci salverà?… Ma quale? Quella dei nasi rifatti, degli zigomi pompati come meloni, dei seni gonfiati che sfidano la legge di gravità o la Bellezza della Gentilezza, dell’Ascolto, della Comprensione, dell’Amore verso il Prossimo anche quello più Scomodo e Difficile.

Purtroppo nel “Civile” mondo occidentale è diffusa l’indispensabile moda dell’apparire “Sano e Disegnato” ad imitazione persino di personaggi di alcuni cartoni animati. Per fare un solo esempio: ricordate Jessica Rabbit? Quante ne incontriamo a passeggio?

Penso che sia fallimentare per l’Umanità perseguire questo tipo di Bellezza perché Povero di Pensiero, Pericoloso e Ingannevole mentre dovremo volgere lo sguardo a quella strada illuminata dall’energia dell’Amore che da sempre alimenta l’Esistenza della Natura Umana.

Nel Rinascimento l’iconografia di Simonetta Vespucci, splendida ventenne fiorentina, dipinta platonicamente dal Botticelli nella sua Primavera, nella Nascita di Venere … è stata fonte di ispirazione per gli artisti dell’epoca per rivelare il processo di crescita intellettuale dell’Uomo perché non si limitava ad esprimere solo un bel viso, ma la cura intima che l’Uomo aveva dei suoi Nuovi Pensieri.

Quella Bellezza rappresentata era un manifesto Laico Politico Sociale in quel periodo storico di grandi trasformazioni.

Oggi la ragione di voler diventare belli risiede nel raggiungere e possedere personalmente un potere attrattivo nei confronti dell’altro, magari per dominarlo e non sempre compiacerlo. Una effimera egoistica esibizione fine a se stessa che a volte può rasentare la crudeltà. “Io sono Bello/a e posso tutto, tu sei Brutto/a Sparisci!

Una Bellezza che invece di Curare, Ammala l’Anima e indebolisce l’Uomo terrorizzato inconsciamente dalla Vecchiaia che avanza.

La civiltà e i buoni sentimenti stanno sparendo già dai primi banchi di scuola, le famiglie non insegnano la comprensione, la responsabilità dettata dal coinvolgimento sociale verso l’ascolto per i Brutti e Poco Sani perché il diversamente abile invece di essere protetto e aiutato in famiglia ed in società è spesso bullizzato, poco compreso e sicuramente emarginato.

Allora quando nella serata televisiva RAI dello scorso 13 febbraio c.a. il Festival di Sanremo ha ospitato Dario D’Ambrosi uno dei maggiori artisti d’avanguardia italiani con il suo Teatro Patologico, il mio cuore si è illuminato di amore, perché l’elegante platea e tutti gli spettatori nel mondo, collegati con la trasmissione, avrebbero ricevuto un’inaspettata energia dai suoi “particolari attori” affetti da pensieri e comportamenti di malati di mente.

E’ risultato uno spettacolo brillante, prorompente che ha scosso la nostra intima comfort zone che difendiamo nascondendo le disgrazie umane sotto il tappeto. Per fortuna non tutti sono così ingrati e vigliacchi nei confronti delle persone meno fortunate, ma uno schiaffo sulle nostre facce incipriate risveglia i più addormentati!

Anche la nostra Cortona ha offerto in passato il suo cuore nella prima e seconda edizione del Festival IntegrArs 2018/19 dei “Ragazzi Speciali” della Polisportiva del CAM di Ferretto, nella splendida sede del Teatro Signorelli e questo miracolo è stato possibile grazie alla professionalità spesa da tutto lo staff del CAM, dall’Accademia degli Arditi che ha messo a disposizione il Teatro Signorelli, dal Comune di Cortona che ha patrocinato gli eventi insieme agli sponsor, tutti hanno creato le reali condizioni affinché questo speciale evento sia stato possibile.

In quei due importanti appuntamenti hanno avuto l’opportunità di recitare i Ragazzi Speciali del CAM: i loro occhi hanno visto, la loro poesia è stata ascoltata e i loro gesti ammirati dal pubblico. Hanno scoperto forze da loro ignorate fino a quel momento.

Sono persone che soffrono di molti e diversi disagi fisici e psichici, hanno subito violenze, sono nati deformi, hanno subito incidenti, ma con l’amore e la professionalità delle cure di questo tipo di Istituti hanno la possibilità di realizzare il sogno di vivere al meglio la vita che è stata loro concessa da Madre Natura.

Abbiamo scoperto come queste rappresentazioni diano loro gioia e che alimentino tanto coraggio nelle loro famiglie, spesso lasciate sole ad affrontare situazioni persino impossibili.

Abbiamo necessità di un ritorno alla Purezza e speriamo di poter partecipare ad una terza edizione dello spettacolo Integras nella sede del Teatro Signorelli di Cortona per imparare ancora dalla spontaneità di sentimento dei Ragazzi Speciali del CAM di Ferretto, un uccellino mi ha raccontato che presto questo piccolo sogno si potrebbe ancora realizzare per ridare Gioia e Amore.

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®

Feb 20

2025

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Gino Severini Oggi si Riscatta

Per comprendere realmente e senza pregiudizi il Movimento Futurista dalla sua nascita, inizierò da una breve cronologia per riconoscere come siano andate “realmente le cose”.

Nel 1880 a Trento (allora impero Austro-Ungarico) si inaugurò il primo Impianto di Illuminazione Elettrica Pubblica.

Nel 1909, il 13 Gennaio, decollò il primo triplano di costruzione interamente italiana vicino all’Ippodromo di Mirafiori.

Nel febbraio 1909 sul quotidiano francese “Le Figaro” il poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti espose i principi base del Movimento Futurista che si nutriva di letteratura, poesia, arte, musica e teatro.

Nel febbraio del 1910 i pittori Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini e Luigi Russolo firmarono il Manifesto dei pittori futuristi e nell’aprile dello stesso anno il Manifesto tecnico della Pittura Futurista.

Nel luglio del 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale che si concluse nel novembre del 1918.

Nel 1917 la Rivoluzione Bolscevica marcò un destino epico non solo per le future URSS ed UE ma anche per gran parte del mondo.

Fra il 1918 e il 1920 si diffuse la Spagnola, una pandemia influenzale, che causò nel mondo 50 milioni di morti, più che in guerra, solo in Italia si contarono 600.000 vittime.

Nel 1919 Benito Mussolini fondò il partito fascista che governò l’Italia dal 1922 al 1943 sotto un regime totalitario fortemente repressivo e drammaticamente violento.

Il 21 Ottobre 1924 andò in onda la prima trasmissione radio in Italia.

Nel 1929 venne scoperto il potere antibatterico della Penicillina.

In questo contesto storico l’Uomo Occidentale visse Enormi Cambiamenti dettati dalle molteplici scoperte scientifiche e la conseguente Rivoluzione Industriale condizionò l’Uomo a concepire una Nuova Visione del Mondo.

Tutto questo è ben vissuto ed espresso dal Movimento Artistico Futurista e raccontato nella mostra allestita a Roma nella Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea.

Gino Severini racconta che quando venne in contatto con Marinetti per decidere se aderire o meno al Movimento Futurista, invitò personalmente nel gruppo anche Amedeo Modigliani ma il pittore si rifiutò di aderire tanto che Severini lo trascrisse nel suo libro “La vita di un pittore”:

“queste manifestazioni non gli andavano, il complementarismo congenito lo fece ridere, e con ragione, perciò invece di aderire mi sconsigliò di mettermi in quelle storie; ma io avevo troppa affezione fraterna per Boccioni, inoltre ero, e sono sempre stato pronto ad accettare l’avventura …”

E vista la poliedricità delle stupende opere del Severini fortuna nostra è quella di poterne godere, invece per lui e per molti altri artisti costò loro una damnatio memoriae. Ancor oggi hanno necessità di riscattarsi e la mostra di Roma rende loro i giusti onori.

In verità Gino Severini è entrato oramai da tempo nel firmamento degli artisti Illustri di riconoscimento mondiale, ma ancora troppe riserve sono ancora aperte sul Movimento Futurista che ebbe il solo difetto di essere apprezzato anche dal Dittatore Mussolini che ne comprese immediatamente l’enorme valore e lo fece suo strumento per affascinare le piazze.

E’ una storia che avrebbe avuto un lieto fine culturale se contemporaneamente il Regime non si fosse sporcato del sangue delle persone perseguitate, torturate e uccise.

Personalmente ho cercato di dissociare le crudeltà fasciste e naziste dall’affascinante e vulcanico Movimento Futurista che è nato prima dell’avvento della dittatura mussoliniana e non aveva certamente inizialmente l’obiettivo di pubblicizzare il fascismo, ma solo di cercare mecenati potenti perché le sperimentazioni tra arte e scienza sono sempre risultate costose.

Schierarsi è un limite alla propria libertà, scegliere invece è una ricchezza che ognuno di noi compie con il proprio coraggio e limpidezza.

Dall’immediato secondo dopoguerra solo artisti coraggiosi e liberi di spirito e pregiudizi politici studiavano il futurismo nelle poche biblioteche aperte, note le testimonianze di Prampolini e Balla, mentre su un altro versante il manifesto dello Spaziolismo 1947 di Lucio Fontana rivelava nelle sue opere il rapporto evoluto dal Movimento Futurista, ma mai cessato, tra arte e scienza.

Nella mostra di Roma le emozioni ed interpretazioni artistiche sono alla portata dei bambini che osservano e giocano tra i capolavori e commentano le opere con appropriate osservazioni, perché se l’arte deve essere “spiegata troppo” allora è un’altra cosa!

Il Futurismo che ci piaccia o no lascia un’eredità importante e sta a noi farne buon uso, dopo Alberto Burri e Lucio Fontana fino all’arte cinetica degli anni 50 … e questi Illustri Signori sono solo una millesima quota degli artisti che sono maturati dopo il Movimento Futurista.

L’arte è una fabbrica di energia per chi la compie e per chi la osserva, nutre tutti indistintamente.

In questo contesto il nostro Gino Severini è presente con quadri di grande rappresentanza dove gli stessi titoli ne descrivono fedelmente i temi. Pubblico la foto di un ritaglio della “Danseuse articulée” del 1915 Olio su Cartone che presenta elementi mobili collegati da spaghi, della Fondazione Magnani Rocca Mamiano di Traversetolo (Parma). Oggi questa opera potrebbe apparire un gioco per ragazzi, ma allora Severini aveva il coraggio di sperimentare nuove strade. Sfidava i salotti buoni, quelli dei guadagni sicuri, del resto sappiamo che avrebbe avuto la capacità di dipingere meravigliose maternità ad olio ma, chi vive nell’avanguardia conosce e accetta il rischio di non essere compreso, magari non contemporaneamente o spesso solo alla sua morte.

Con il loro radicale e audacissimo fanatismo il Movimento Futurista ha sprigionato energia e visioni premonitrici.

Marinetti descriveva “l’arte è per noi inseparabile dalla vita. Diventa arte-azione e come tale è la sola capace di forza profetica e divinatrice.”

E fu veramente profetica, F.T. Marinetti scriveva ancora: “gli uomini del futuro parleranno con telefoni senza fili”, e sempre di Marinetti: “ La massima originalità, la massima sintesi, il massimo dinamismo, la massima simultaneità e la massima portata mondiale. Ecco che cos’è la pubblicità” e ancora Fortunato Depero scriveva nel Manifesto dell’Arte Pubblicitaria Futurista nel 1931: “L’arte dell’avvenire sarà potentemente pubblicitaria”.

Sono veramente sorprendenti questi annunci espressi un secolo fa! E’ quasi impensabile questa capacità profetica, ma questo dono lo hanno i filosofi, i poeti e gli artisti, certo ognuno ha il suo stile ma tutti sono mossi da una febbre interna che si chiama energia ed ecco perché ci dobbiamo affidare alla cultura perché dona una visione più profonda ed autentica del Mondo che ci circonda.

Oramai lo sappiamo la Realtà spesso è più interessante di una Favola banale.

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®

Gen 16

2025

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DI LA’ DAL FIUME di Massimiliano DEIANA

Un caro amico mi ha mostrato un libro pubblicato nell’ormai passato 2024: DI LA’ DAL FIUME di Massimiliano Deiana.

Accolgo sempre con piacere le segnalazioni riguardo attività ed iniziative legate al nostro territorio perché “fanno comunità”. Il narrato è una favola vestita di storia e leggende legate alla vita di Leonardo da Vinci nella provincia di Arezzo ed all’incarico che al tempo ricevette dai Medici per progettare la bonifica della Val di Chiana. Il racconto ci avvicina persino alla Regina Elisabetta II del Regno Unito appassionata di storia e letteratura.

La trama è a tratti misteriosa e rocambolesca con vicende narrate a strati viaggiando nel tempo, attraverso i personaggi di una famiglia: c’è un nonno, adorato ed amato come un padre da un nipote, una mamma, un babbo, amici e una bella giovane donna di cui innamorarsi … Del resto una piccola saga familiare che ha legami diretti con la casa Reale d’Inghilterra è un’idea che incuriosisce certamente.

Cosa mi ha attirato in questo libro? La descrizione dei nostri viottoli e chiesette di campagna, bagnate da ruscelli dalle acque cristalline e il pensare che ci possa aver passeggiato Leonardo mi ha entusiasmato. Poi è descritto l’amore per i libri antichi e per la pittura e sono narrate le vicende, a volte banali, che si accompagnano alla creazione di un capolavoro.

Sul quadro della Gioconda e sulle sue “gemelle” dipinte dai suoi assistenti, i misteri storici si alimentano con il trascorrere della narrazione e si intrecciano con la storia dell’arte. In verità, in parte, li inventiamo anche noi che non conosciamo ovviamente tutte le vicende accadute nel quotidiano di allora e ci piace immaginare fatti affascinanti per costruire cinematograficamente un Passato accattivante.

E’ avvolgente anche il semplice calore umano che si scambiano i protagonisti, giovani e anziani che sconfina dalle pagine del libro e che in questi tempi bui, scalda il cuore di ognuno di noi.

Massimiliano Deiana è un avvocato che esercita la sua professione ma quando cessa di lavorare libera il suo spirito dipingendo e leggendo di storia dell’arte. Porta un cognome sardo di cui va fiero ma è nato in Toscana ed ama il suo forte legame con il territorio natale.

“DI LA’ DAL FIUME” è un libro per famiglie che ci tiene incollati su di una comoda poltrona fino all’ultima riga. Del resto basta l’amore per un simpatico e vivace racconto ben descritto a scuotere la nostra curiosità, un argomento per le piacevoli chiacchierate familiari a fine pasto con tozzetti e vin santo e poi le coincidenze storiche ci sono e gli stessi personaggi famosi sono realmente esistiti.

Dunque una promozione accattivante per una gita alla scoperta di una certa chiesetta in una valle aretina e per gli appassionati delle pitture botaniche di Leonardo da Vinci sono percorsi naturali dove riconosci le vegetazioni da lui stesso studiate. La storia dell’arte lo riconosce come il gran pittore ma in verità lui si annoiava nel dipingere, per lui era solo un mezzo per “annotare”  mentre si appassionava di più a trascorrere una giornata da “vero scout” ad ammirare gli intrecci naturali tra la flora e la fauna.

Questo libro ci provoca domande veramente interessanti e in forma leggera e leggibile per tutti, un piccolo trampolino di lancio per chi vorrà approfondire in seguito con studi più complessi. Spiega la fatica necessaria affrontata dagli “addetti ai lavori” inerenti le ricerche storiche, i costi, i sacrifici e quanto spesso dei piccoli colpi di fortuna aiutino per raggiungere l’obiettivo.

La lettura è divertente, calda e accogliente, piena di dubbi storici che offrono suspence come i suoi personaggi.

Trascrivo una nota dell’autore: “… dentro queste pagine c’è tutto l’amore che provo per ciò che ci circonda, la mia terra, la mia città, il mio lavoro, i miei valori, le mie passioni, la mie amicizie, la mia meravigliosa famiglia e le mie piccole cose, che non sono molte ma sono preziose, perché anche le cose possono avere un’anima…”

Cari lettori con questa sua riflessione vi lascio alla vostra quotidianità preziosa più di uno scoop pubblicitario che spesso è costosissimo ma anche tanto effimero.

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®

Dic 18

2024

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JOVANOTTI a BELVE

CHI di NOI non ha seguito l’intervista a Jovanotti della Fagnani a Belve?

Il sedici dicembre è stata trasmessa l’ultima puntata della stagione di Belve, una trasmissione di successo ideata e condotta dalla giornalista Francesca Fagnani in prima serata su RAI 2.

I riflettori sono solo due, come le domande e le risposte che si succedono apparentemente su calcolo binario.

Sempre e solo due sono i visi ripresi nei primissimi piani.

Le serate sono uno “special psicologico”, domande intelligenti e le più intime, vengono rivolte democraticamente a tutti i suoi prescelti.

Dunque i suoi ospiti, se hanno l’umiltà di studiare le puntate precedenti, non possono presentarsi impreparati o meravigliarsi!

Dalle prime inquadrature alla Fagnani colpiscono la sua bellezza e la vitalità che trasmette nello splendore del suo sguardo che cattura i suoi ospiti e inchioda gli spettatori fino alla sigla di chiusura del programma. Il suo primo piano è già uno show televisivo e nella trasmissione si confrontano vivacemente e sorprendentemente due personalità: l’Ospite e l’Intervistatrice.

In questo contesto Jovanotti ha raccontato la sua storia di Bambino, di Ragazzo, di Uomo.

E’ una star internazionale eppure tra gli ospiti del programma è stato tra i personaggi che “non si è dato un tono”.

Nel mondo televisivo che è quello dei più costruiti e per definizione “finti”, lui è riuscito a consegnarsi con autenticità.

Complimenti, ha Coraggio da Vendere nel Privato e nel Pubblico!

Con solarità e positività Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ha risposto alle domande più insidiose che da Perfetta Belva la Francesca gli ha rivolto. Chi conosce la trasmissione, percepisce subito dallo sguardo della giornalista che sta già “gustando con ghiottoneria” la prossima zampata all’Ospite.

Il personaggio che la Fagnani interpreta in Belve mi ha sempre ricordato uno dei protagonisti di un vecchio film per ragazzi: “il libro della giungla”, Kaa un simpatico pitone desideroso di ipnotizzare e mangiare Mowgli un fanciullo indifeso nella giungla, ma Kaa fallisce sempre per fortuna, invece, l’intervistatrice spesso vince su Maggiorenni Vaccinati.

Anche in questa occasione ha cercato e sperato in un gossip scavando in una vecchia amicizia di Jovanotti con l’attrice Valeria Marini, ma lui, da vero gentleman, ha dichiarato che sono stati “colleghi nei primi anni di lavoro”.

Che Belloooo! Fa sempre piacere scoprire che esistano ancora sentimenti di autentica galanteria in uomini decisamente moderni come è lui.

Per il resto Lorenzo si è raccontato con disinvoltura e semplicità proprio come ci riesce chi è maturato seguendo un sano sviluppo decisamente interessante e creativo.

Sempre con il sorriso la Fagnani lo ha inseguito per tutta la durata dell’intervista con interrogativi sempre più profondi e intimi sul legame con sua moglie, poi sulla malattia della figlia, i suoi rapporti con i genitori e la terribile perdita del fratello, ma lui ha saputo svelare e non svelare del suo percorso di vita, mantenendo salda la sua privacy.

Del resto la Fagnani è sempre border-line nell’incalzare l’intervistato/a, ma sa quando fermarsi e voltare pagina ed è abile nel mantenere un livello intellettualmente alto anche del pettegolezzo.

Il Cherubini è stato uno dei pochi che a Belve ha condotto la sua intervista invece di rimanerne prigioniero.

Bravo! Si vede che aveva studiato!

La sua normalità di essere uomo non ha mai penalizzato la sua genialità artistica e le droghe sono un mondo lontano da lui.

Ottimo messaggio per il mondo che lo segue! Chissà se certi personaggi “molto sopra le righe” non comincino a entrare in “Modalità Jovanotti”.

E’ un cantautore di successo perché si è sempre espresso fin dai primi tempi, con originalità consegnando al Pubblico prodotti all’avanguardia che però conservano sempre molto romanticismo. C’è amore nei suoi lavori. E questo all’Umanità che è stata e che sarà, piacerà sempre!

La sua Curiosità è il suo motore di ricerca. Ha dichiarato che lavora sempre con grande energia e si vede dalle opere che negli anni ha consegnato allo spettacolo.

E’ un Ricercatore della Fantasia più Elegante, la insegue e la fa sua.

Ma la sua particolarità è racchiusa nella sua poesia e si sa che è una cosa sacra e indispensabile per l’Umanità.

Colpiscono il soffio di vita che Jovanotti da alle parole delle sue canzoni.

Lui ha saputo far vibrare le corde della Poesia Universale, complimenti a lui e a noi che sappiamo godercelo.

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®

Dic 13

2024

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Ieri ho Incontrato Oscar Wilde

Ieri ho incontrato Oscar Wilde, l’ho ascoltato, l’ho osservato negli occhi, ho studiato la sua gestualità.

Si! Era proprio lui!

Un Uomo d’Altri Tempi Perfetto per i Nostri.

Si è raccontato da Uomo Vissuto, ha narrato i suoi drammi con la leggerezza di un Signor Poeta, con la modernità poco compresa di allora, quanto mai capita oggi.

Violenze subite e rivelate con l’ironia di un mattatore … Affascinante Incontro …

Daniele Pecci è l’Attore e Regista che ha trasportato sul Palco del Teatro Parioli Costanzo, grazie alla “sua magistrale macchina del tempo”, “Divagazioni e Delizie” testi teatrali di Oscar Wilde “assemblati” dallo scomparso autore statunitense John Gay.

Una serata Magnifica per la Bravura dell’attore Pecci e per la sua generosità. Si è donato alla recita con la sensibilità e la sapienza dei Grandi tanto che per il suo monologo il pubblico è rimasto completamente rapito per tutta la durata dello spettacolo.

BRAVO e non aggiungo altro perché i complimenti potrebbero essere interpretati falsi.

Grazie a Daniele Pecci

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®

Dic 11

2024

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DON CIOTTI

Subito dopo l’intervista a Don Ciotti nella sede del Centro Congressuale di Sant’Agostino a Cortona ho pensato: “Forse ho incontrato un Santo!”

I Manager si fanno pubblicità, i Santi No, perché quelli veri non hanno bisogno di spiegarti i Massimi Sistemi con parole difficili che tra l’altro intimoriscono e allontanano le persone, l’Amore Universale si condivide nelle società occidentali attraverso l’esercizio della giustizia, delle pari opportunità e con la generosa assistenza ai più bisognosi.

Rivolgo il benvenuto a Don Ciotti, ha gli occhi limpidi, non sfugge lo sguardo e gli pongo la mia prima domanda: “Don Ciotti lei si sente oggi nel 2024 più San Francesco il poeta dell’Amore Universale o più frate Elia suo ingegnere gestionale? “

Mi risponde:” Innanzitutto non esiste “un” Don Ciotti perché rappresento un Noi. Tutte le cose che sono state fatte lo sono state accogliendo l’enorme contributo delle forze etiche, sociali, culturali e politiche nel senso più profondo del termine, tutto è stato raccolto e ridistribuito al servizio del sociale, del più debole … mi sento vicino allo spirito di San Francesco e poi sono grato al Papa che ha voluto dare al suo pontificato un’impronta di sobrietà, di attenzione al povero con l’invito ad essere tutti più semplici”.

Quando si sveglia al mattino qual è il suo primo pensiero?: ”Ringrazio il Signore per i beni del Creato .. dormo poco, ma già nelle prime ore dell’alba dove ammiro la bellezza dei cieli, rifletto sui contenuti e le dinamiche degli incontri che avrò durante la giornata … Ringrazio il dono della Vita … Se dovessi ritornare sui miei primi passi, ripercorrendoli non farei certi errori, sicuramente ci metterei ancora più forza perché oggi più che mai la realtà è ancora più frantumata e in sofferenza, molti ambienti sociali soffrono di marginalità invalicabili, di esclusione allo studio, al lavoro, alla cura e sono abbandonati alla violenza. Non ricevono assistenza riguardo le loro fragilità … E’ stato fatto tanto in passato ma è necessario fare di Più perché i tempi cambiano e con essi anche i vari tipi di violenza, di soprusi e sopraffazioni. Oggi per fare del bene bisogna creare una politica sociale trasversale e nel qual caso i Governi non dovessero proteggere le classi più deboli divenire una spina nel fianco. Tacere diverrebbe una Colpa e Parlare un Obbligo Morale.”

Ma Don Ciotti non si limita ad essere il Grillo Parlante dei Governi, propone, promuove e coordina tutte le iniziative etiche di volontariato che si compiono intorno a e con lui. Ha l’appoggio di Papa Francesco ma sono i Governi che devono ascoltare le denunce, riconoscere i problemi e stanziare dei capitoli di spesa per difendere il Popolo dalla droga che viene spacciata indisturbata e che crea una filiera di negatività. Pensiamo alla violenza che genera, alla malattia del corpo e a quella dell’anima e non riflettiamo mai abbastanza riguardo l’assistenza necessaria per i figli dei drogati. Pensiamo ancora al gioco d’azzardo, alla prostituzione, all’usura, alla violenza delle donne, alla corruzione …

Don Ciotti dedica pensieri e strategie per combattere il male, ma cura la spiritualità delle azioni perché ci invita a cercare Dio in noi e tra di noi, pensa al peccato e al peccatore perché si devono salvare tutti dall’emarginazione e dalla violenza.

I suoi racconti sono molteplici ed esorta gli adulti ad ascoltare i giovani perché è attraverso il loro sentire che potranno arrivare le soluzioni.  Noi vecchi possiamo proporre solo vecchie soluzioni!

Allora ecco scendere in campo la forza del “Noi” che lui sottolinea di continuo perché il Nostro Buon Futuro Sociale lo raggiungeremo con pari diritti e dignità solo se capiremo che non possiamo solo delegare la totale responsabilità ai Politici, ai Magistrati e alle Forze dell’Ordine, ma vivendo anche noi nella quotidianità il sentimento dell’accoglienza.

Don Ciotti ha ricevuto in eredità la sua missione dalla strada: da un barbone. Ha raccontato che da ragazzo andando tutti i giorni a scuola in autobus, aveva notato un uomo vestito di stracci seduto su una panchina: “Quest’uomo leggeva libri e sottolineava le pagine con quelle matite di una volta rosse e blu .. poi, superata la mia grande timidezza, ho preso contatto con lo sconosciuto e ho scoperto essere stato un medico molto amato e rispettato nel suo paese ma poi un dolore troppo grande, lo ha intrappolato nella sua paura di vivere .. allora quell’uomo sempre muto che non rispondeva mai a nessuna delle mie domande, un giorno improvvisamente mi disse: “guarda laggiù quei ragazzi che entrano ed escono dal bar, si sballano di alcol e farmaci!” Io non compresi immediatamente l’altruistico grido di allarme del barbone perché a Torino nei primi anni “70 non era ancora conosciuto il potere devastante e distruttivo dell’eroina e non raccolsi subito la gravità del messaggio.”

Don Ciotti non lo incontrò più, quell’uomo morì, ma gli rimase addosso l’eredità del suo dono: l’amore per la giustizia e la solidarietà nei confronti di chi ha bisogno. 

Purtroppo non è sufficiente un pasto al giorno, occorre molto ma molto di più!

Ognuno di noi nel suo piccolo mondo può determinare delle scelte. Ogni ragazzo, bambino, fanciulla che riusciamo ad allontanare dalle droghe è una vittoria, ogni donna alla quale offriamo un lavoro onesto la sottraiamo alla prostituzione, ogni uomo al quale concediamo un’occupazione lo sottraiamo all’usura, alla criminalità … e non si parla solo di immigrazione da paesi in guerra ma degli stessi nostri compaesani: milanesi, calabresi, siciliani, veneti e napoletani … Non occorre andare in India per fare volontariato probabilmente nel nostro stesso palazzo c’è dell’aiuto da offrire.

La Forza risiede nella Condivisione, nel Noi per poter esserci sempre, da Soli non è possibile!

Don Ciotti è tra gli Uomini Sacri al Genere Umano perché ha il coraggio con la sua mano destra di riceve la forza e l’energia dell’Amore Universale e con la Sinistra cerca di ostacolare il Male. Ci insegna ad individuare la strada che unisce la Terra e il Cielo.

E’ riduttivo e insignificante scrivere che viva una vita Difficile, i suoi incubi sono quelli di tutte le anime perseguitate. Lui va oltre il Religioso Sentimento Cattolico, segue il puro messaggio di Cristo, lo abbraccia totalmente: amore, comprensione e compassione verso il prossimo: donne, uomini e bambini, gialli, neri o con gli occhi a mandorla.

Don Ciotti è una persona di elevatissima profondità e coerenza umana al passo con i tempi, l’abbandono al materialismo è il suo rifugio.

Coglie il silenzioso grido di dolore dei giovani, nutre per loro un amore protettivo senza confini e pregiudizi, e denuncia il disagio delle loro connessioni internet che non sono relazioni tra coetanei.

Lui ci invita a seguirli educandoli e sostenendoli dando loro fiducia e responsabilità.

 “Allora è necessario restituire l’uomo a se stesso”.

E’ un uomo nato nelle montagne bellunesi e con la sua famiglia si è trasferito a Torino una città ai piedi delle Alpi. E’ un uomo mite che ha un profondo amore per la giustizia.

La registrazione di questa conferenza curata da Carlo Lancia sarà trasmessa nelle scuole ma a mio avviso far conoscere Don Ciotti alle scolaresche del territorio avrebbe rappresentato un enorme valore per i ragazzi. È un uomo che non si dimentica e che fa uscire il meglio dalle nostre persone.

Predica la teologia della fatica e ci invita a diffidare dei camminatori solitari e commuove il pubblico femminile riconoscendo l’enorme valore del sentimento umano delle donne: “gli apostoli hanno abbandonato il Cristo sotto la Croce le Donne erano lì a piangerlo e custodirlo”.

Riflettiamo sul nostro piccolo ma essenziale operato perché “la fiammella dura più di una vampata”

Grazie Don Ciotti

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®