EGITTO al MAEC di CORTONA
EGITTO al MAEC di CORTONA
Ero ancora sull’aereo, dopo l’atterraggio di ritorno dal Cairo che come mi ricollego con internet, leggo in arrivo un messaggio sul mio cellulare dell’inaugurazione del nuovo allestimento della collezione Egizia del MAEC.
“ Nooooo non ci posso credereeeee !!!!” E’ una felicità!
Sarebbe stato impossibile solo immaginare una coincidenza del genere, forse ho dalla mia parte tutte le anime antiche egizie perché sanno che renderò onore e farò buon uso degli scatti fotografici che ho raccolto nelle Tombe. Custodirò per sempre la commozione che ho provato quando ho intravisto le piramidi tra i palazzi nel traffico caotico di Giza.
Per un’appassionata come la sottoscritta della Storia dell’Uomo sulla Terra, poter conoscere di persona i luoghi di provenienza dei reperti egizi conservati nel museo di Cortona che visito spesso, mi darà la possibilità di poterli raffigurare realmente nei templi e nelle tombe della loro terra di origine. Mi divertirò a studiarli e catalogarli con l’aiuto della mia documentazione fotografica, diversamente ho a disposizione altre 12 raccolte dei miei fantastici compagni di viaggio!
Nell’area del Gran Cairo a Giza, proprio nelle vicinanze della Grande Piramide di Cheope 2.550 a.C. è ancora in allestimento il nuovo Grand Egyptian Museum, peccato non averlo visitato! però non abbiamo mancato la maschera d’oro e il sarcofago del Faraone Tutankamon con tutto il suo corredo conservati nel vecchio museo del Cairo. Km e Km di reperti di varia rilevanza.
Allora sarà proprio interessante osservare come il MAEC avrà disposto le sue preziose mummie insieme ai loro arredi.
Ma una cosa ho compreso sopra qualsiasi altra: senza il Nilo e il suo fertile limo, non sarebbe esistito l’Egitto con le sue affascinanti Antiche Civiltà.
Diversamente solo sabbia e roccia. Magari il MAEC nelle sale avrà dedicato degli schermi con foto del Nilo e del Deserto!
Erodoto (V sec a.C.) definì l’Egitto “un dono del Nilo”, del resto oltre che nelle oasi, solo lungo la valle e il delta del fiume sono possibili gli insediamenti umani.
Il giallo del deserto, le piramidi naturali di roccia vulcanica di tutte le dimensioni che interrompono l’orizzontalità dell’arida pianura, dove un cespuglio è osservato come un miracolo della natura, accompagnano l’essere umano per spazi sconfinati e solamente il miraggio azzurro del colore dell’acqua più chiara, fenomeno da noi conosciuto come Fata Morgana e il contrasto del verde acceso delle piante di una rara oasi, brillano più delle sfaccettature di un diamante. Nella Storia questi elementi hanno scortato lo sbocciare e fiorire della Civiltà Egizia.
Solo immedesimandosi attraverso l’Amore, il Timore e il Fascino che gli abitanti di questa terra rivolgevano anticamente ai loro luoghi natii si può iniziare a decifrare l’Egitto.
I pensieri e le strategie dei Re, delle Regine e dei Sacerdoti si evolvevano attraverso migliaia di secoli ed è stupefacente scoprire quanto fossero colti e sofisticati già nel 2.700 a.C.
Ho respirato la vastità del deserto, e sentito sulla pelle i raggi infuocati del sole, come il freddo della notte ai confini del Sudan, da dove in questi giorni si rifugiano persone drammaticamente colpite e spaventate dalla guerra. Ed è proprio nella regione desertica del governatorato di Assuan, bagnata solo in epoca moderna del lago di Nasser, si ammirano il Tempio di Abu Simbel 1.200 sec a.C. del Re Ramses II e quello della sua amata Regina Consorte Nefertari. L’imponenza del sito e il potente messaggio rilasciato dalla statua di Ramses II che si voleva elevare allo stato di un Dio, spiega le faraoniche strategie per staccarsi dall’influenza dell’antica casta sacerdotale, come la sua volontà di assoggettare il popolo e spaventare i suoi nemici del vicino confine. (Il sito archeologico, immerso nella sabbia, fu scoperto il 22 marzo 1813 dallo svizzero Johann Ludwig Burckhardt e fu violato per la prima volta il 4 agosto 1871 dall’archeologo italiano Giovanni Battista Belzoni.)
Nel 1960 il presidente egiziano Gamal Ad bel-Nasser decise l’inizio dei lavori per la costruzione della grande Diga di Assuan, rivelata oggi indispensabile per la sopravvivenza e lo sviluppo del Paese. Grazie all’intervento dell’UNESCO 113 paesi si attivarono per inviare uomini, denaro e tecnologia per salvare il monumento che fu trasportato a pochi metri dal suo posto originale. Quando l’Arte Unisce in Pace!
La riuscita è sensazionale! Lo stesso Faraone non avrebbe potuto immaginare che il suo tempio si rispecchiasse nel futuro su di una platea di acqua di tale portata.
Questo piccolo accenno, per invitarvi a guardare con occhio attento persino le piccole barche colorate, conservate nelle teche del MAEC, perché non sono solo dei raffinati oggetti sacri, ma delle vere e proprie testimonianze della storia delle prime navigazioni nel Mondo.
In Egitto il vento dominante è sempre giunto dal Nord quindi riuscivano a risalire persino l’impetuosa corrente del Nilo e se considerate che le più antiche raffigurazioni sulla roccia delle barche in papiro risalgono a 6.000 anni fa, possiamo immaginare quanto abbiano insegnato anche alla nautica moderna. (L’uso del legno è successivo, del resto alberi nel deserto non crescono!)
Dunque un popolo vissuto sul fiume e per il fiume!
Sia per i Poveri che per i Ricchi le tombe hanno rappresentato per gli antichi egizi l’altra casa, infatti oltre quella che possedevano nella vita terrena, già in vita costruivano “la seconda casa” e proprio per questo è facile leggere attraverso le pitture e le incisioni dei geroglifici, non solo le credenze religiose, ma i loro vari stili di vita, arte e mestieri.
Non basterebbe un’esistenza per raccontare un viaggio in Egitto ma ho un’intuizione che avremo ancora molto da scoprire al Cairo perché le tombe importanti sono ancora lì tutte sotto la sabbia. Le piramidi nella pianura di Giza sostituiscono quelle naturali delle montagne che invece dominano la Valle dei Re.
Allora non posso che augurarvi un’interessante visita al MAEC che tra le collezioni egizie minori risulta essere la più importante e chissà se scopriremo anche noi dalla Toscana “Qualcosa di Nuovo dell’Antico Egitto”.
Sono opere che vanno “ascoltate” con attenzione e pazienza e se si riesce a penetrare nella loro vita le sorprese non mancheranno.
Roberta Ramacciotti blog www.cortonamore.it®