<< I Conventi di Cortona >>
<< I Conventi di Cortona >>
… ho avvertito, che quella suora volesse combattere e vincere la battaglia contro le ingiustizie della vita, con la forza della preghiera sua e delle consorelle, pregna d’amore verso tutto l’universo …..
Amare Cortona significa pensare anche ai Conventi delle Suore che sono al Poggio, nella parte alta della Città. Sono il monastero della Santissima Trinità per la Comunità delle Monache Benedettine Circestensi ed il Convento di Santa Chiara, costruito su progetto del giovane Giorgio Vasari, per accogliere la Comunità delle Suore Clarisse francescane di Santa Chiara, che nel 1500 sono stati ristrutturati dentro la cinta muraria della città a loro protezione.
Penso che l’anima complessa ed affascinante della nostra Cortona, non sarebbe più la stessa di oggi, senza la loro presenza.
Descrivere la bellezza suggestiva del luogo è cosa facile. Sono eretti su uno strapiombo di pietra e le finestre degli edifici antichi si affacciano sulla vastità di un panorama che appare senza confini: quello della Val di Chiana, del lago Trasimeno, dei lontani monti Cetona ed Amiata, fino a scrutare le montagne di Arezzo. Tale è la suggestione che ti sembra di sorvolare la zona a volo di elicottero!
La stradina, dove si trovano questi due conventi è in forte pendenza tanto che uno sciatore la classificherebbe tra le “piste nere!”
Difficile, invece, è esprimere il forte magnetismo che si sprigiona dalle loro mura di confine.
La presenza silenziosa delle Signore di Chiesa che attraverso percorsi di preghiera, studiano con amore lo spirito dell’uomo e la conoscenza intrinseca delle zone più chiuse delle nostre menti, è così dirompente, che quando passo da quei luoghi avverto una grande carica di positività.
Meditano sui confini dell’animo e di tutto ciò che vive nel creato, per comprenderlo, amarlo ed accettarlo con sempre più intensità, perché tutto è dono di Dio.
Il loro non è un atteggiamento di sfida, non sono in competizione nei confronti di alcuno, il processo delle loro menti è raccolto nelle loro mute preghiere e nella gioia della contemplazione della loro totale vocazione al Signore.
La Fede è la potente “parola d’ordine”. A questi fortini si rivolgono, per chiedere aiuto, persone appartenenti a tutti i ceti sociali, donne belle e brutte, uomini stolti e potenti, fanciulli, anziani, tutti in difficoltà e le suore, a volto scoperto, si donano attraverso la profondità dei loro sguardi, pieni della loro intima e religiosa esistenza, costruita sulla forza che offre la preghiera. Porgono a tutti i bisognosi, con grande disponibilità, colloqui per diffondere pace e comprensione ad animi smarriti. E’ tutto amore dato disinteressatamente ed incondizionatamente.
Suor Chiara, la Madre Badessa del Convento di clausura delle Clarisse mi ha regalato un bellissimo libro “POVERELLE dal Signore vocate” Voci dal mondo delle Clarisse, a cura di fr.Marco Adinolfi e sr. Maria Chiara Stucchi, pubblicato nel 1992, Editrice Grafica l’Etruria, dove sono raccolte le testimonianze delle storie vissute dalle Sorelle di questo Ordine da tutto il mondo.
E’ un libro bellissimo scritto in più lingue che spero nel futuro, si possa acquistare in libreria, perché lo regalerei a tutte le mie amiche. In esso sono espressi con una meravigliosa libertà e delicatezza i sentimenti di gioia e di amore assoluto verso il Signore che sconfina ed abbatte tutte le barriere terrestri. Dalla lettura ho capito che per loro non è stata pronunciata nessuna “rinuncia” all’atto dei voti, ma finalmente hanno raggiunto la consapevolezza di una grande liberazione spirituale.
Mi ha colpito la storia di una giovane donna manager: colta e già introdotta nell’esclusivo mondo del business, che, come leggiamo dalle ultime speculazioni, spesso si nutre con i soldi ai danni di “ignari investitori”. Viveva oppressa dal suo quotidiano, nonostante fosse trascorso tra raffinate abitazioni, in lussuosi uffici, sparsi nelle più “progressiste metropoli” del globo. Trascinava la sua esistenza. Solo quando era in volo si ritrovava vicino a Dio. Ma non si limitava a riconoscere la bellezza scontata delle visioni aeree, dove persino il più distratto personaggio, ne riceve uno “scossone”, ritrovava la sintesi della vita che voleva vivere con il Signore, quella semplicità d’amore che trova la sua massima consistenza nella chiarezza della Luce.
Poi l’acuto dolore! L’enorme soffocamento! La manager era ospite di un elegante ristorante che tanto era in contrasto con la miseria circostante dove la più cruda miseria le sorrideva. Un turista gradasso, non si accontentava di donare nelle mani dei bimbi, un po’ di elemosina, gettava le monetine nell’acqua di fogna e si divertiva per come facevano a gara per afferrarle. Sconsacrava un gesto di carità con la pretesa di una esibizione da “saltimbanchi”.
Allora, penso, non poteva quella futura suora, immaginare quanto avrebbe riamato quel momento nelle sue preghiere, perché in quel suo vissuto si era scolpita nitida la via della sua vita dedicata al Signore.
Alcuni di noi con faciloneria, per paura o per superficialità scambia queste profonde vocazioni come rifugio dal mondo reale!
Io ho avvertito, che quella suora volesse combattere e vincere la battaglia contro le ingiustizie della vita, con la forza della preghiera sua e delle consorelle, pregna d’amore verso tutto l’universo.
Amore per i bimbi, per le donne e gli uomini giovani e vecchi, sani e malati, amore per l’acqua che beviamo, per l’aria che respiriamo, rispetto per il calore del fuoco, per il lavoro delle api, per l’allegria che offre il vino…per la bellezza del creato.
Mentre salivo a piedi per recarmi all’incontro con Madre Chiara, ero emozionata e per questo anche confusa perché se c’è una cosa che mi mette in difficoltà è parlare del mio amore per Dio, è come profanare ciò che vivo nell’essenza della mia persona. Cosa avrei detto? Sarei stata capace di esprimere le giuste motivazioni che mi portavano a scrivere un articolo sull’Ordine di Santa Chiara?
La “Semplice Verità” era che desideravo che gli abitanti di Cortona non si dimenticassero delle loro Suore. Non sono una cattolica praticante ed una volta spontaneamente ho detto alla mia cara amica Anna,: “metti in discussione il mio rispetto per certe istituzioni ma mai: il mio amore per Cristo!”
Allora passo dopo passo, guardando la mia ombra, ho cominciato a recitare l’Ave Maria, e ringraziavo il Signore per avermi dato la libertà di pensiero e di scegliere cosa amare. Così il mio cammino era segnato dalle sante parole ed i miei pensieri piano, piano si sono schiariti, ho raccolto delle pigne una aperta ed una chiusa le ho guardate ed osservate nei palmi delle mie mani, ed ho pensato: sono le stesse che S. Francesco e Santa Chiara in questi luoghi hanno toccato ed amato! Allora le ho messe nel cesto, ma non come porta fortuna, le ho riposte con lo stesso rispetto con il quale conservo il santino di Papa Wojtyla nel mio cappotto beige……
Roberta Ramacciotti