1523 Muore Luca Signorelli, il Maestro
1523 Muore Luca Signorelli, il Maestro
Il 16 ottobre del 1523 muore il Maestro Luca Signorelli a Cortona e solo un mese dopo il Cardinale Silvio Passerini che governava e dimorava nel Palazzone di Cortona, la sua villa extra urbana, avrebbe diretto anche Firenze per conto di Giulio Medici appena eletto Papa Clemente VII.
Allora ripercorriamo a ritroso alcune tappe storiche e significative della vita del Maestro affinché siano sempre più leggibili le complessità concettuali da lui dipinte.
Il Maestro Luca nel 1482 aveva affrescato nella Cappella Sistina, insieme a Bartolomeo della Gatta, “ Il Testamento di Mosè ” su commissione di Sisto IV: bellezza, matematica geometrica, gusto, eleganza, capacità di narrazione politica e religiosa erano descritti nella regia pittorica dei due maestri.
I soggetti dipinti dal Signorelli sono inferiori numericamente “parlando” rispetto a quelli lavorati dal collega della Gatta ma si distinguono facilmente perché Luca si discosta sempre con decisione e coraggio dalle convenzionali iconografie rinascimentali. Infatti è presente un nudo maschile seduto al centro della composizione con la gamba accavallata con vicino di spalle un altro personaggio in piedi che compie una forte torsione del busto dove, inconfondibilmente, si riconoscono lo stile del Signorelli nel disegnare le gambe i glutei e l’appoggio su di una sola anca. Molti volti e pose delle figure si ripresenteranno da lui dipinte ad Orvieto nella Cappella di San Brizio.
Nel 1527 ebbe inizio il Sacco di Roma ad opera delle truppe imperiali che erano al soldo di Carlo V d’Asburgo composte principalmente dai Lanzichenecchi tedeschi. Erano di prevalente fede protestante, animati da un forte sentimento antipapale, ai quali per altro, era stato negato “lo stipendio” da anni, dunque si presentava una condizione ghiotta per loro per fare bottino.
La Splendente quanto Corrotta Capitale del Papato Cattolico fu devastata e distrutta.
Solo un terzo della popolazione sopravvisse. C’è certezza che nel letto del Tevere sia depositato quella parte del bottino che non fu potuto essere trasportato perché molti degli assalitori morirono di peste insieme ai romani.
Certo il Signorelli non seppe mai di codesta strage perché era già passato a miglior vita quando si compì, ma aveva vissuto, osservato e criticato le cause che avevano alimentato una simile disfatta. Lo testimonia il Tondo Signorelli esposto al MAEC che dipinse fra il 1510/12 dove sono presenti la Madonna con il Bambino con i Santi; Michele raffigurato con la bilancia come pesatore di anime raffigurate con due corpi nudi, un uomo e una donna, destinati uno in Paradiso e l’altro all’Inferno e indovinate a chi è stata destinata la sorte delle fiamme eterne? Alla Femmina Naturalmente! Poi sono rappresentati San Vincenzo e San Marco Evangelista che sorregge il modello della città e Margherita da Cortona senza aureola perché ancora non proclamata Santa, lo sarà nel 1728.
Il tempo scorre velocemente al giorno d’oggi e i 20 anni di quei tempi forse potrebbero corrispondere ad un solo anno di oggi.
Pensiamo allora ad una decina di anni prima della morte del Signorelli quando sempre nella Cappella Sistina Michelangelo Buonarroti aveva completato nel 1512 il suo primo ciclo di affreschi nella volta che era stato commissionato da Papa Giulio II (Della Rovere). In quella stessa sala il giovane Michelangelo studiò l’arte del Signorelli che non si accontentava di disegnare “normali ed eleganti figure”, ma le voleva persino nude. Gli piaceva disegnare da prospettive difficilissime, facce con il cipiglio e tante rughe, sfidava sempre le sue capacità tanto che ritraeva i soggetti di lato, di fronte, di spalle e spesso in piena torsione del dorso tanto che ti aspettavi da un istante all’altro che queste immagini si animassero proprio come una molla una volta appena liberata!
Molti anni dopo venne commissionato al Buonarroti il Giudizio Universale da Papa Clemente VII (Medici) che però morirà prima del compimento dell’opera. Michelangelo studiò per quell’opera Il Giudizio Universale del Signorelli che dipinse per il Duomo di Orvieto nel 1504.
Il Buonarroti consegnerà il suo capolavoro a Papa Paolo III Farnese, tra discordanti e pericolose critiche, quel Papa che convocò poi il Concilio di Trento nel 1545 nel quale fu progettato un profondo restyling della Chiesa di Roma.
Nella storia della vita di un grande maestro come il nostro Luca, esistono tanti “Prima e Dopo” e conoscerli serve per interpretare i suoi quadri che sono enciclopedici.
Non sapere che quando il Signorelli era ancora in vita, nel 1520, Papa Leone X (Medici) scomunicò il teologo tedesco Martin Lutero, un frate agostiniano, perché promuoveva la Riforma Protestante e che ancor prima il 23 maggio 1498 veniva impiccato e poi bruciato sul rogo della Repubblica di Firenze il domenicano Girolamo Savonarola significa non possedere la chiave di decodifica di tutte le sue opere.
Nel mondo Occidentale Oggi la religione cristiana cattolica è osservata con più laicità rispetto ad allora quando invece era molto dispotica e dogmatica. Grazie a Papa Francesco nei suoi Angelus domenicali fa spesso cenno all’Amore Universale, l’unico sentimento profondo compreso da tutte le Donne e gli Uomini sulla Terra perché il Santo Padre non minaccia gli infedeli ma li ama e li comprende.
Luca Signorelli era colto, ricopriva cariche politiche e diplomaticamente sapeva relazionarsi con Papi e Nobili corrotti, crudeli e privi di scrupoli, ma con la sua enorme energia e creatività sapeva affascinarli, tanto che con la sua fantastica furbizia, era capace di ingannarli rappresentando loro una “commedia nella commedia” superando la censura del tempo … lui ci è riuscito ed oggi ci racconta quelle difficili realtà di allora, non sempre potute narrare nei libri, ma che riconosciute nei suoi dipinti sono ora sotto gli occhi di tutti! Roberta Ramacciotti blog www.cortonamore.it®