Allenatore Scuola Calcio
Allenatore Scuola Calcio
Un Educatore Un Maestro di Vita
Tra gli amici più cari che ho a Cortona, Massimo condivide con me la passione per lo sport. La sua grande passione è allenare una squadra di calcio, formata da giovanissimi fanciulli anche se “per vivere” esercita una diversissima professione. Sarebbe riduttivo ammirarlo in campo solo per le qualità dimostrate nel passato calcistico perché ciò che mi ha colpito in questo signore, è l’amore verso l’insegnamento che riversa nei confronti dei suoi “cuccioli sportivi”. Negli allenamenti non esibisce la sua bravura, sarebbe facile per un grande nei confronti dei piccoli, invece cura con molta sensibilità la formazione di ogni singolo atleta, assumendo come priorità assoluta, la loro crescita psicologica e sociale.
Un allenatore ti può cambiare la vita, può segnare, in senso positivo o negativo, un’esistenza acerba. E’ una figura che può assumere il profondo valore dell’indimenticabile maestra che ricordiamo nel primo giorno di scuola.
Tutto questo lontano ed indipendentemente dalla rilevanza “roboante” che ha il mondo calcistico sull’attuale tessuto sociale.
Dunque è fondamentale, per un allenatore dello sport giovanile in genere ed ancor più per il gioco del calcio, esercitare la funzione di Educatore. Massimo insegna alle giovani menti come riconoscere le potenzialità dei propri corpi, a stare insieme, a condividere lo spogliatoio e un obiettivo comune, a discutere le difficoltà incontrate durante il campionato. I fanciulli imparano anche a rispettare i propri compagni, gli avversari, l’arbitro e il Mister. Il mio amico è sicuramente riconosciuto come leader dai suoi ragazzi. Lo vengono a trovare spesso a Cortona, me li indica di tutte le età e tutti gli sorridono e ricordano con lui aneddoti divertenti. Un’altra storia è rappresentata dal Fenomeno dei “Genitori Impiccioni e Maleducati” che è sicuramente meno edificante. Purtroppo molti adulti tifosi, raccolti come spettatori sugli spalti, offrono scene negative e pietosamente offensive nei confronti dell’arbitro e degli stessi giovani atleti che non siano però i propri figli. Come spettatori rappresentano nei confronti dei loro stessi figli un modello comportamentale Fortemente Negativo. Ho la competenza per riconoscere e sottolineare questi aspetti avendo frequentato l’ISEF di Roma negli anno’70. Gli studi di codesta Università vertevano sulla capacità di saper trasmettere, attraverso un buon insegnamento, una disciplina sportiva. Non contava essere un grande atleta ma divenire un bravo professore.
Massimo ha l’umiltà di ricordare il mondo di quando era bambino, si sforza per non ferire inutilmente le sensibilità che gli sono affidate, rimprovera dove ne sente la necessità perché sente il peso della responsabilità sulle giovani vite.
L’amore per l’insegnamento curato sin dall’antica Grecia distingue oggi le migliori società.
Una volta mio marito mi raccontò di un bimbo che in campo si teneva in disparte, si escludeva da solo nonostante i suoi compagni gli passassero spesso la palla …
Allora l’allenatore lo prese in disparte e senza volerlo mortificare trovò il modo di chiedergli come mai si “auto-escludesse” e .. così gli rispose:
“Mister io a casa gioco benissimo, dribblo, scarto ed attacco con grande energia, batto le punizioni ed i rigori e faccio sempre gol .. Non capisco perché in campo non gioco bene come alla Play-Station!..”