Crepe al MAEC
Crepe al MAEC
Un’esperienza insolita, ma che consiglio, consiste in una visita al museo MAEC di Cortona nell’orario di apertura di un piovoso sabato mattina invernale perché le presenze dei visitatori sono scarse, addirittura nulle, così si ha la piacevole percezione di essere la castellana di Palazzo Casali.
Gli ambienti deserti, arredati dai meravigliosi capolavori artistici, assumono un fascino diverso e gli oggetti si sentono orfani di attenzione e reclamano il tuo unico sguardo di ammirazione. Il mio campo visivo si era dilatato sugli ambienti ed allontanato dalle singole opere. Il MAEC ha la sua anima e la esprime al massimo proprio nei silenzi invernali e piovosi. Se avessi indossato le pantofole e la calda vestaglia “rammendata” di casa e mi fossi accomodata su uno scranno antico a bermi il caffè mattutino, non mi sarei sentita più a mio agio.
Ed è proprio con questo stato d’animo che osservavo, con occhio amorevole, le sue pareti ed i suoi affreschi.
Nella Sala Ginori ho guardato delle brutte e profonde crepe lungo i grandi stemmi araldici confinanti con la Sala Medicea e la Sala Monetiere che mi hanno intristito ed impensierito. I solai elastici che assorbono pesi enormi come la sovrastante biblioteca, aumentano i fattori di rischio, ma le soluzioni esistono. Si può pensare di alleggerire dal peso dei libri l’ambiente superiore, riprogettando altri ambienti magari refrigerati appositamente per ospitarli. Nell’ultimo periodo, a mio parere, gli spazi delle crepe si sono accentuati perché più dilatati, forse dei piccoli vetrini spia, potrebbero essere utili per monitorare le mura. Allertare la direzione del MAEC che ha sicuramente già sotto studio il fenomeno, può apparire da parte mia un atteggiamento presuntuoso, ma attraverso la stampa è un mio compito importante, condividere con i nostri lettori e cittadini azionisti, tutti gli aspetti della vita della nostra città.
Il mio piccolo schizzo ci pone di fronte al triste fenomeno dell’inesorabile trascorrere del tempo e del suo consumarsi insieme a tutto ciò che “tocca”.
L’Angelo non è dei più belli, certo diverso dal San Michele Arcangelo dipinto dal Guido Reni, tutto ciò per spiegare che non l’ho disegnato bruttino io.
Roberta Ramacciotti
One Comment
Noto che l’aver osservato crepe nelle parteti di un edificio antico della tipologia descritta è fatto preoccupante; il Comune, l’assesorato e gli addetti alla tutela e conservazione del patrimonio artistico italiano doverosamante dovrebbero attivarsi per verificare l’effettiva entità del danno, se superficiale o profondo e strutturale e provvedre alle azioni, eventualmente necessarie, per evitare un ulteriore preggiormanto della situazione che certamente non è aiutata oltre che dai citati carichi ai piani sovrastanti, anche dagli eventi sismici di qualsivoglia entità che continuamante tempestano il territorio.