Il Capitello Etrusco nella Cripta dell’Abbazia di Farneta
Il Capitello Etrusco nella Cripta dell’Abbazia di Farneta
Ultimamente sono andata in visita all’Abbazia di Farneta. Ormai vado raramente perché mi immalinconisce non poter rincontrare Don Sante Felici “che non c’è più” e constatare che il suo museo paleontologico è chiuso. Era un sacerdote archeologo devoto al suo Dio ed alla passione che gli aveva donato: l’archeologia. Era sempre chiamato a presenziare i grandi scavi nella zona della Val Di Chiana, perché sapeva riconoscere i reperti antichi che sapeva ricomporre, li catalogava e li riponeva nel museo che aveva creato.
La costruzione dell’Abbazia risale al IX sec. e nella sua arte preromanica, spoglia di decori, ma piena di forti ed essenziali elementi architettonici, ha conservato un’atmosfera colma di spiritualità antiche. Tra il IX e XIV secolo ha rappresentato un centro di importante laboriosità gestito dai Benedettini. Mi sono fermata nella Cripta, sotto le sue volte a botte e a crociera, per disegnare il Capitello Etrusco dove è scolpita la Divinità Achelòo. Nella mitologia dell’antica Grecia rappresentava il dio del più importante fiume, l’odierno Aspropotamo. Nelle antiche leggende gli si attribuivano la paternità delle sirene e di numerose ninfe fluviali. Un toro dal volto umano che per il popolo Etrusco rappresentava una delle divinità predilette. Un pensiero mi ricongiunge ai personaggi fusi nel lampadario etrusco del IV sec a.C. conservato al MAEC, ma questo sarà fonte di un altro articolo!
In verità non ho sostato tanto nella cripta perché quel luogo mi mette molta suggestione. E’ stato scoperto nel 1940 pieno di corpi di persone morte e di tanti serpenti vivi, vi avverto sofferenza e misticismo. La cripta che presenta un fascino unico, è arredata di sola pietra e gli uomini di allora hanno adoperato colonne e capitelli romani ed etruschi. E’ stata utilizzata persino una colonna in granito rosso di Assuan.
Chissà che timori o che esaltazione avrà vissuto lo scultore del capitello Etrusco che avrà visto trasformare il suo pezzo di pietra in una divinità?
Pubblicato giornale L’Etruria gennaio 2013
roberta ramacciotti