Il Palazzone cronoca quotidiana tra passato e presente

Il Palazzone cronoca quotidiana tra passato e presente

I falchi sorvolavano la torre, intorno al suo doppio giro di merli. Il cielo era indeciso, l’azzurro che si intravedeva dietro le grosse nuvole, era terso, segno che stava cambiando la direzione dei venti e significava che in quota spiravano quelli da nord, ma le nuvole grigie e scure, ricordavano il grosso temporale appena trascorso.

Solo poche ore prima, mi chiedevo come sarei arrivata al Palazzone, per raggiungerlo a piedi, sarei dovuta inoltrarmi per una stretta stradina poco asfaltata, appena fuori le mura di Cortona, nel dubbio avevo calzato gli stivali più impermeabili.

Il Palazzo, commissionato dal Cardinale Passerini, Vescovo di Cortona, nei primi anni del Cinquecento, a dimostrazione della potenza raggiunta dalla sua famiglia sotto la protezione  della casata dei Medici (la sua torre è alta 42 metri), mi era apparso come una grandiosa costruzione. Era immersa nel silenzio della campagna di cipressi e coltivazioni d’ulivo, quella  scoscesa sui fianchi del colle che ospita Cortona, ed aveva intorno solo qualche casolare eretto su vecchie rovine.

Di fronte l’elegante fortezza si apriva un giardino: una invitante distesa verde di prato all’inglese che sarebbe apparsa una tentazione irresistibile per qualsiasi giocatore di golf!

L’architetto era stato sapiente nel costruire le mura di confine merlate nello stesso modo della torre, perché, oltre ad esprimere una continuità e coerenza di stile progettuale tra un elemento e l’altro della merlatura, permetteva di ammirare lo splendido panorama del Lago Trasimeno ad altezza d’uomo, senza che si frapponessero ostacoli.

Sentivo lo scorrere dell’acqua, una bellissima musica, in quel luogo era presente la <<Fonte Cumula>>.

Vero è che un tempo l’acqua era l’unico bene prezioso che ti dissetava ed il Palazzone ne era benedetto.

Il Conte Lorenzo Passerini, discendente del Cardinale, che lo donò alla sua morte, nel 1968, con i suoi antichi arredi, alla Scuola Normale Superiore di Pisa, fu lungimirante per la vita della cultura della sua città.

Un gesto generoso di un uomo illuminato, che si sta rivelando importante anche per  Cortona. In questa antica sede l’Università organizza e svolge nei mesi estivi, congressi e corsi di un elevatissimo prestigio intellettuale ed ospita geni matematici anche di nazionalità straniere.

Il Magnifico Rettore il Prof. Salvatore Settis della Scuola Normale Superiore di Pisa sembra aver abbracciato il testamento del Nobile Signore tanto è visibile e tangibile nelle continue opere di restauro del Palazzo e nella vita che continua a scorrere per le varie attività in esso svolte, tutte legate al piacere della conoscenza, del sapere come dovere per lo sviluppo della mente umana.

Sicuramente non era volere del Conte immaginarlo sede di banchetti matrimoniali o di agriturismi.

Una gentile signora, incaricata dall’università di accompagnarmi  per tutto il percorso di visita, mi accoglieva sul portone d’ingresso. Mi avrebbe aiutato a conoscere ed apprezzare quello che uomini come il Cardinale Silvio Passerini, l’architetto pittore Giovanbattista Caporali allievo del Perugino, il pittore Tommaso Bernabei o Barnabei detto il Papacello di Cortona ed il suo primo maestro Luca Signorelli, avevano speso in denaro il primo ed investito in ingegno, impegno e fatica gli altri  e come tuttora il Prof. Salavatore Settis abbia a cuore il mantenimento di questo prezioso sito attraverso le attente manutenzioni ordinarie e straordinarie ed i relativi restauri “budget permettendo”. Uomini al di fuori del comune!

“I saggi potenti si affidano all’amicizia di uomini capaci che spesso sono superiori alle loro stesse grandezze, ma per queste li consigliano, dove non sempre riescono a vedere. Non temono il confronto anzi lo auspicano, perché sarà fonte di crescita per  entrambi.”

Ai giorni d’oggi si verifica spesso il contrario. Molti dirigenti per le loro approssimative e limitate capacità si circondano di personaggi di livello inferiore e per questa ragione si crea una “crescita al ribasso”.

Ma per fortuna, per quello che ho potuto constatare con i miei occhi, siamo lontani da simili  meschinità!

Salendo l’antica  rampa di mattoni a spina per costa, avevo subito avvertito una presa diversa dei miei piedi di solito abituati alle strade asfaltate, ma a quei tempi questo passaggio occorreva per far arrampicare cavalli e carrozze.

Mi era bastato quel particolare per tuffarmi come in una immaginaria macchina del tempo!

Avevo rivolto lo sguardo in alto sentendomi sovrastare dalla facciata. Vedevo una leggera diversità fra il corpo di fabbrica più vicino alla torre e quello più esterno, anche se uniti. Avrei scoperto successivamente che era stato costruito in tempi differenti ed all’interno, in un affresco del Papacello, lo avrei visto raffigurato ancora incompleto. Stavo per entrare nel grande parallelepipedo intonacato di giallo chiaro toscano. Fuori era tutto grande e compatto, ma appena varcata la soglia d’ingresso si aprivano alla vista un portico ed un chiostro arredati da un pozzo in stile e da questo luminoso ambiente se ne dipanavano altri dalle diverse geometrie adibiti a funzioni differenti.

Subito, magicamente, l’edificio si presentava articolato ed armonico con stanze tutte affrescate ed arredate ancora dal mobilio originale lasciato dal Conte.

L’architetto Caporali aveva saputo nascondere varietà e forme dall’esterno, come in un gioco donato al committente a favore della sua privacy, ma conservando la classe, che si percepiva già nel percorrere i vialetti d’entrata.

Caporali era un professionista del passato che forse è stato studiato poco, geniale la sua risoluzione nel progettare un esterno semplice ma molto complesso all’interno, con le sue “segrete”, le uscite di sicurezza, i doppi percorsi per la servitù, l’ingegneria idraulica per incanalare l’acqua, i pozzi delle cantine e le soffitte.

Non sempre uomini meno noti sono anche meno bravi, ed i critici di allora promuovevano più facilmente quello che la politica approvava in fatto di tendenza e di moda e non sempre “paga essere un ricercatore del difficile”. Era tutto più sicuro! Infondo accade ancora oggi!

Tutto era pulito, i vetri e gli specchi brillavano, le sedie con gli antichi cuoi, protette dai nastri per non accedere alla seduta, le cassapanche, le consolle, i cassettoni ed i marmi lucidati a cera, le piante all’interno innaffiate e potate; c’era un buon odore, il castello viveva ed era amato.

La prima importante visita si è svolta nella cappella del Cardinale, quella che aveva affrescato Luca Signorelli, oramai ottantaduenne, il “Battesimo di Gesù”. Bella intima e preziosa, bisognosa di restauri dovuti anche a precedenti eseguiti male. Dietro le pareti imbiancate a protezione si scorgeva la figura  di una religiosa e si pensa possa essere proprio quella di Santa Margherita.

Nei dipinti in alto si apprezzava la mano del Maestro, erano le opere dei suoi ultimi anni di vita.

La signora Cinzia mi spiegava che appena ci sarebbero state le possibilità economiche, l’Università avrebbe avuto cura di programmare un attento restauro, e da quello che potevo osservare, non avevo il minimo dubbio che sarebbe accaduto.

Poi ci siamo spostate nel Salone del Cardinale affrescato da Tommaso Bernabei detto il Papacello dove le scene rappresentate sono state scelte dalla storia dell’antica Roma.

Il pittore per questo lavoro si presentava ancora nella fase di allievo del Signorelli, solo in seguito, a Perugia, esprimerà la maturità acquisita e si libererà del “sentimento di compiacere e si dedicherà  a quello di esistere, tanto che scomparirà nella personalità dell’allievo quella del maestro”.

Al Palazzone dona ancora timidamente la sua arte applicando un po’ di Raffaello, un po’ del Maestro Signorelli, compie errori ma saranno così evidenti gli sviluppi delle sue capacità nel suo futuro, che si può solo ammirare come un “non genio” si possa avvicinare ad apprenderne l’arte.

<< Lucrezia violentata da Sesto Tarquinio…Ricorda Leda ed il Cigno di Correggio nella posizione delle figure, ma questa è più profana…Ci sono sproporzioni testa-corpo uomo…Il drappeggio della tenda ricorda il sogno di Costantino di Piero della Francesca…..Il letto le ginocchia la posa della figura distesa ricordano anche Esaù e Giacobbe di Raffaello…

Lucrezia si uccide alla presenza del marito Collatino e di Lucio Giunio Bruto…

La scena riprende delle flagellazioni del Signorelli e ricorda la posa  della Primavera del Botticelli….>>

E’ una stanza con un forte impatto ornamentale.

<<Marco Curzio ed il suo sacrificio…il cavaliere e la sua bestia era stato dipinto diversamente dal resto dell’affresco e si percepisce come gruppo marmoreo,  mentre il resto è immobile, il colore è cangiante, c’è molta accademia…..

Chi non ricorda le Guerre Puniche? La sconfitta al fiume Metauro durante la II nel 207 a.c…..La testa di Asdrubale viene dimenticata dal pittore in basso è un errore di regia, i gruppi sono in perfetta antitesi anche se si apprezza più quello di destra perché quello di sinistra risulta scolastico…Buoni sono gli sfondi scenografici..>>

Dopo queste critiche, annotazioni di copiature, il tutto potrebbe abbassare il livello di interesse, invece entrando nella stanza ne siamo travolti, sognando di possedere anche noi un salone simile.

Il rustico ambiente esterno circostante, enfatizza le pitture e le risalta, forse le stesse a Perugia ed a Firenze negli sfarzosi palazzi nobiliari, sarebbero criticate, ma per una dimora di campagna fatta fortezza sono eccellenti.

<<Accenni di manieristiche visioni…..Virginia viene uccisa dal padre per essere sottratta al disonore…..C’è anche un po’ del Pontormo, della sua deposizione…>>

Poi la battaglia del Trasimeno vinta da Annibale sui romani nel 217 a.c.

Ammirare solo questo affresco, vale tutta una visita, perché è bellissimo ed è il primo documento della città storica di Cortona del Cinquecento,  una riproduzione rara e fedele di quel tempo. Nel Museo Diocesano è conservata la predella del quadro: l’Annunciazione del Beato Angelico (databile 1430) dove è riprodotto un paese che si pensa possa essere Cortona, però, se lo fosse, sarebbe di piccole dimensioni…….Nello scorcio erano presenti: Santa Maria del Calcinaio, il Palazzone con solo il primo corpo di fabbrica costruito e la torre che, ancora non terminata per quei tempi, era stata dipinta con colore chiaro (un fantasmino!)  ed anche il palazzo di casa mia!

In un altro riquadro, veniva rappresentato Muzio Scevola che di fronte al re Porsenna si punisce per aver sbagliato il bersaglio…..Il re gli darà la libertà, per l’ammirazione provata da tanto coraggio e successivamente chiederà la pace a Roma….Le aste ricordavano quelle di Piero della Francesca…>>

E’ stato tenero per me ricordare quello che fu fonte di studio già nelle scuole medie ma è stato sicuramente interessante vedere delle nozioni di storia interpretate ad arte.

All’altezza dei trompe-l’oeil c’erano delle decorazioni e raffigurazioni affascinanti come il Lacoonte di fronte al caminetto, Ercole ed Anteo tra le finestre.

Tutta la visita, proseguita in molti altri ambienti, era circondata dal silenzio, ma immaginavo le sale tecniche di studio, piene di persone e tra una infilata di porte di un corridoio lunghissimo vedevo delinearsi la figura di uno studente assorto e di quello che lo oltrepassava correndo.

La bellezza di alcuni angoli dell’edificio era enfatizzata dal giardino all’italiana che tanto era stato ispirato dal semplice e pratico rigore geometrico di quelli francescani e tutti in perfetta armonia con i terreni circostanti e le loro coltivazioni d’ulivo.

Acquista una grande considerazione l’operosità di questa azienda universitaria, che serve sulla tavola della mensa degli studenti di Pisa, l’olio prodotto dai giardini del Palazzone.

Luoghi d’incanto, di sogni passati, ma per questo non perduti, perché si rinnovano con il tempo, nei nuovi incontri fra gli uomini negli stage estivi.

Gli ospiti illustri, le stanze, la biblioteca moderna e quella antica, le stanze della ricreazione, tutto parla di profonda e sensibile ospitalità.

Non ho la presunzione d’interpretare il pensiero ed i sentimenti del defunto Conte, ma attraverso l’osservazione di tutto quello da me descritto, la storia della sua vita e del suo amore per l’arte che si traduce in bellezza, rivive ogni giorno fra queste mura.

Un elogio di ammirazione per come Il Magnifico Rettore, il Prof. Salavatore Settis della Scuola Normale Superiore di Pisa non abbia stravolto con il tempo, il messaggio unico ed originale del Nobiluomo, anzi lo ha compreso, sottolineato e migliorato con il suo attento mantenimento per questo sito.

La sapienza non è un privilegio, ma un merito che si acquista con il tempo, la pazienza, la costanza, la riflessione e l’amore per la comprensione.

Aggiungo anche che con un custode diverso non si sarebbero forse raggiunti gli stessi risultati perché la signora Cinzia è castellana e governante perfetta.

Dopo questa visita ho stentato a scrivere subito l’articolo perché ho avuto un tale sovraccarico cognitivo, che avevo difficoltà a concretizzare tutte le nozioni e le emozioni  raccolte in essa, era stato tutto troppo intenso. Avevo bisogno di assimilare i luoghi, e relegare nei giusti spazi della memoria, le immagini reali che si accavallavano con quelle da me immaginate nelle  ricostruzioni dei racconti raccolti.

Dovevo gestire tutta la conoscenza senza farmi travolgere, ero così colma di cose su cui riflettere che cercavo di passare ad altre letture mentre facevo lavorare il mio inconscio.

Mi sono documentata anche attraverso la lettura del libro scritto dal Prof D. Bruno Frescucci, dal titolo IL PALAZZONE, editori Bonazzi-Sondrio, è stato prezioso per approfondire e confrontarmi nelle impressioni che avevo recepito.

Il Conte, che per aiutare la sopravvivenza culturale di Cortona, ha donato un castello pieno di storia e di amore per la scienza alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è un bell’esempio per la nostra società.

Oggi ho conosciuto un mondo utopicamente sognato, esiste, l’ho toccato, mentre la cultura attuale valorizza gli interessi piuttosto che i sentimenti.

Il passato ed il presente nel Palazzone si fondono e convivono con i suoi tesori in una cronaca quotidiana.

roberta ramacciotti

Pubblicato giornale L’Etruria 15.03.2010

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