In un viaggio nel tempo riconosco un pittore del’300
In un viaggio nel tempo riconosco un pittore del’300
Visitando la prima volta l’Oratorio del Complesso Conventuale di San Francesco in Cortona rimasi folgorata di fronte ai grandi e magnifici frammenti dell’affresco della Madonna con Bambino e Santi custoditi al suo interno. Riconoscevo, immediatamente ed inequivocabilmente lo stesso autore degli affreschi trecenteschi rinvenuti nell’Hotel San Michele. I Beni Culturali non li hanno mai “ufficialmente esaminati”. (vedi Etruria n.9 del 15 maggio 2010: Una favola con il sapore di un “giallo” del‘300!..). Il segno lasciato dal pennello di un pittore è unico. Lo studioso, una volta osservato, non lo dimentica più, risulta irripetibile come l’impronta digitale dell’uomo.
Ero nell’Oratorio e l’emozione aveva fermato i battiti del mio cuore, mentre rivedevo le impronte lasciate dal pennello del pittore per ombreggiare, schiarire e rimarcare le figure. Amavo quei segni che avevo studiato giorno e notte per mesi. Osservavo le configurazioni, che vedevo per la prima volta, ma mi pareva di averle già amiche perché riconoscevo lo stesso modo d’impastare i pigmenti, le stesse immagini degli occhi, delle bocche, dei nasi, gli archi sopraciliari e le mani disegnate “sbagliate” di quelle analizzate del dipinto dell’albergo. I protagonisti, per le loro somiglianze, potevano essere tutti fratelli ma questa caratteristica è l’iconografia dell’autore.
Lo spirito del mio articolo era allora come ora di incuriosire il lettore sul processo di studio e le indagini che deve affrontare il critico d’arte per arrivare a capire e valutare un’opera in assenza di documenti certi dell’epoca. Talvolta un’artista non famoso, compie un unico piccolo capolavoro, che nel tempo però, risulterà essere l’anello di congiunzione tra due importanti correnti pittoriche. Nel caso di questo pittore, si possono apprezzare i piccoli difetti prospettici nelle bocche, la mancata maestria nel dipingere le mani, ed altresì si apprezza la meravigliosa composizione complessiva dei personaggi disegnati. Questa sua bravura nell’anticipare le composizioni quattrocentesche, è la prima possibile attribuzione alla scuola del Masaccio.
Guardando gli occhi della Madonna ritratta nell’albergo, come successivamente quella dell’Oratorio, riconosco lo stesso segno grafico degli occhi disegnati da Martino di Bartolomeo (pittore di scuola senese 1389-1434) nella sua Madonna conservata nel Museo Diocesano di Cortona. Inoltrandomi poi nelle pagine dei libri e confrontando anche la cornice, l’accenno del trono, l’araldica e mille altri particolari dell’uno e dell’altro li colloco nella prima metà del trecento. Leggendo le Vite del Vasari ho appreso che all’epoca, in Cortona, lavorava alla vecchia Chiesa trecentesca di Santa Margherita, ora sostituita dalla Nuova Cattedrale, nella bottega del bravo Pietro Lorenzetti, fratello maggiore dell’ancor più famoso Ambrogio, il leggendario Berna Senese. Di quei lavori sono arrivati a noi gli acquarelli ed alcuni grandi frammenti di affreschi conservati nella Biblioteca e nei depositi del MAEC che trovo comparabili ai due affreschi del San Michele e dell’Oratorio.
Ho interesse di approfondire lo studio. Nel caso dei dipinti non attribuiti ho sempre provato un particolare sentimento perché mi rimandano la sensazione che l’arte del pittore reclami il diritto di essere ristudiata, ammirata ed anche ridiscussa seppure dopo molti secoli.
La sua arte è rimasta bella nel tempo.
Aspettando con forte interesse il risultato di ricerche degli esperti, ben più autorevoli delle mie modeste indagini, proseguirò i miei studi con il piacere che si prova nel leggere un bellissimo romanzo della storia cortonese …
2 Comments
Le grandi amicizie, si vedono anche dalle piccole cose che, sembrano tali ma, non lo sono, ti gratificano e ti fanno capire che il tuo operato non è stato vano.
Grazie Roberta!
grazie per la tua gentile attenzione
rr
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