Invito a Città di Castello
Invito a Città di Castello
Luca Signorelli con il suo “Martirio di San Sebastiano” (olio su tela 1498 circa) conservato nel Palazzo Vitelli nella Pinacoteca Comunale di Città di Castello ci invita a vivere una forte emozione.
Trovarsi di fronte ad un capolavoro che suscita forti sentimenti a tutte le donne e gli uomini “nei secoli e dei secoli” porta l’essere umano ad abbracciarsi in una comunione ritrovata e primitiva, essenziale e sempre più preziosa come un bicchier d’acqua.
Partendo da Cortona in una bella giornata di sole si vive in auto una piacevolissima gita dove la vista del verde dei boschi e dei campi coltivati cattura e rasserena l’animo. Le strade sono facilmente percorribili (lo noto con piacere da romana!) e in meno di un’oretta ci si ritrova in una cittadina umbra in pietra e cotto, pulita ed ordinata.
Il museo si trova proprio vicino ad uno dei varchi nelle mura antiche ed offre un percorso tra Capolavori di varia grandezza. L’accoglienza è delle migliori.
L’edificio è elegante con la facciata impreziosita da grottesche graffite da Cristoforo Gherardi e bottega su disegno di Giorgio Vasari e si affaccia su un bellissimo giardino all’italiana.
In questo luogo sono facili immaginare le carrozze trainate da cavalli maestosi, trine, pizzi e broccati di seta, anche se un tempo mi dicono fosse un generoso orto.
All’interno le sale presentano belle pitture decorative e le opere esposte stupiscono per la loro importanza: Spinello Aretino, Neri di Bicci, Botteghe di Domenico Ghirlandaio e di Andrea della Robbia, Cola dell’Amatrice, Raffaello Sanzio, il Pomarancio ….
Quello che mi ha rapito è stato il “Martirio di San Sebastiano” perché ho sentito di rincontrare con gioia un vecchio amico. L’opera infatti era stata scelta come immagine della locandina della Mostra ai Musei Capitolini di Roma dedicata a “Luca Signorelli e Roma e Oblio e Riscoperte” che naturalmente ho visitato con passione nel 2019.
La mostra celebrava particolarmente la comprensione che aveva avuto il Signorelli riguardo la potenzialità espressiva del nudo in pittura. Sono noti i suoi corpi dipinti con grazia e dinamicità, essi hanno donato al Rinascimento un enorme contributo con la sua unicità e conosciamo l’ispirazione che hanno generato persino in artisti come Michelangelo e Raffaello incontrati mentre lavoravano in Vaticano.
Luca Signorelli nasce e muore a Cortona ma c’è un “Suo Durante”, una meravigliosa esistenza vissuta in compagnia della sua ineguagliabile Arte che si è sviluppata nelle regioni delle Marche, della Toscana e del Lazio e in città come Firenze e Roma.
Di lui scriveva Giorgio Vasari: “Fu Luca persona d ottimi costumi, sincero et amorevole con gli amici, e di conversazione dolce e piacevole con ognuno, e soprattutto cortese a chiunche ebbe bisogno dell’opera sua e facile nell’insegnare a suoi discepoli. Visse splendidamente e si dilettò di vestir bene; per le quali buone qualità fu sempre nella patria e fuori in somma venerazione”.
Viveva agiatamente, da vero Signorotto, oggi diremmo come un eccellente borghese ma ciò non indebolì la sua vena creativa perché era bravo in pittura e imparava umilmente dai suoi stessi errori, si correggeva ancor prima che il suo Maestro Piero della Francesca glieli indicasse.
Il Signorelli dipingeva corpi atletici sempre in pose molto studiate e presentate con naturale eleganza. Il nudo era la figurazione prediletta che usava per raccontare l’Uomo Rinascimentale e il Davide di Donatello che ha potuto ammirare personalmente a Firenze nella casa dei Medici, ha ispirato la muscolatura levigata e slanciata dei suoi uomini imitandone anche a volte la languida rilassatezza. Persino in soggetti dolorosamente drammatici come nel Martirio di San Sebastiano è evidente come il sentimento del dolore sia posto dall’artista in secondo piano rispetto alla bella composizione architettonica disegnata dei corpi del Santo e dei suoi aguzzini. Amava anche rivisitare la Classicità dandole personalmente più intraprendenza e azione e sempre nel “Martirio di San Sebastiano” si ammirano le citazioni pittoriche dell’Archeologia dell’Antica Roma Imperiale collocate tra paesaggi e scene urbane.
Sempre nel medesimo museo è esposto un altro suo capolavoro da poco restaurato dipinto nel 1516 insieme alla sua bottega “Vergine con Bambino e Santi Francesco, Bonaventura, Luigi di Tolosa, Antonio di Padova, Cecilia, Chiara, Caterina ed Elisabetta d’Ungheria (olio su tavola cm 305×202)
L’opera è un tripudio di fiori e colori, corone, aureole e pagine di carta preziose, stoffe tessute a telaio con fili d’oro ed emana una ricca musica celestiale. E’ un grande capolavoro dedicato alla sacralità religiosa quasi barocca per sontuosità e vistosità.
Proseguendo la visita risulta interessante anche la collezione di arte moderna del ‘900 che presenta artisti del calibro di Giorgio de Chirico, Carlo Carrà, Mario Mafai, Filippo de Pisis, Gerardo Dottori … Una interessante e ricca esperienza da ricordare e rammentare per rivivere anni passati dove la storia degli uomini è raccontata attraverso i dipinti, le sculture, gli affreschi e i reperti archeologici.
Dunque i capolavori hanno dei padri, dei figli e dei fratelli perché le idee si mescolano, si fondono e si scindono per rigenerarsi in altro e fino a che ci sarà vita umana su questa terra, questo processo affascinante non si fermerà mai e donerà sempre Stupore.
Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®