La Via Crucis di Gino Severini
La Via Crucis di Gino Severini
Anche quest’anno si è svolta la processione del Venerdì Santo e la Comunità Cortonese ed i suoi ospiti, si sono riversati per i vicoli aspettando i simulacri antichi trasportati a spalla dai fedeli. Il suono profondo dei tamburi, costante ed incessante richiama la gente ad aggregarsi. Tutte le persone, anche quelle di diverso credo cristiano, non rimangono insensibili a questa convocazione. Si percepisce un raccoglimento particolarmente intimo. A tal proposito desidero descrivere la Via Crucis creata dall’artista Gino Severini per Cortona e ciò che mi dona ogni volta che ci passeggio. E’ una delle più belle vie “religiose” d’Italia, da un lato la collina che sale, il profondo orizzonte celeste del cielo e dall’altro l’impareggiabile panorama sottostante della Val di Chiana e del Lago Trasimeno. Le sue edicole in pietra serena sono decorate a mosaico e sono collocate in una via in salita che si arrampica fino al Santuario francescano di Santa Margherita. I luoghi sono periferici alla città e la scenografia ha i colori grigi della pietra, il verde dell’edera e dei cespugli spontanei, l’azzurro infinito, le forme astratte delle nuvole ed i colori scelti dall’artista. Il Severini ha usato classicamente l’arte bizantina ma non c’è traccia di staticità, le ha infuso un’anima. Dato il dislivello è un passeggiare faticoso, ma dopo l’osservazione alle prime edicole, ho la sensazione di essere totalmente assorbita da un mio percorso interiore che mi commuove sempre. Esco dal mio corpo divento aria. Studio meravigliata come il Severini sia riuscito ad esprimere con la rigida tecnica del mosaico, i complessi e molteplici messaggi religiosi e sentimenti umani rappresentati nella storia della Via Crucis. Dalle prime formelle è stupefacente leggere i forti ed intensi sentimenti sprigionati dai pezzetti di pietra del volto della Madonna, il suo sentimento di speranza, perché la “mamma terrena” spera ancora che il figlio ci ripensi .. poi l’accusa .. il processo, la sentenza, la tortura, la dignità nella sofferenza, la rassegnazione disegnata con l’abbandono delle mani del Cristo, il dolore di una madre, di una donna, il viso dell’uomo che aiuta Cristo, dopo la caduta, a riprendersi la croce in spalla, l’umiliazione della nudità, la crudeltà dei soldati “senza volto”, la commiserazione dell’uomo che è costretto ad inchiodarlo alla croce. Nella 15° edicola mi colpiscono gli sguardi della Madre e di Maria Maddalena che raggiungono l’intensità degli oli dell’espressionismo. Il racconto visivo del drammatico sacrificio di un UomoDio, a favore di tutta l’Umanità narrato dal Severini, è un grido allo spreco di una vita. Nella stazione del Divino Consolatore il bimbo con il dito in bocca descrive uno scatto fotografico di “quella giornata” e l’eleganza drammatica della posa della donna con l’orecchino rosso, inginocchiata che piange al passaggio del Martire, presenta nelle vesti le composizioni geometriche colorate caratteristiche del Severini. Il disegno dei tetti della sua amata Cortona sono un accenno al cubismo ed i campi fioriti sono un inno alla vita. E’ un percorso che invita a non fuggire dalla propria persona ma che aiuta a dialogare con la nostra intimità.
E’ per la strada, nella vita di tutti i giorni, che l’uomo vuole trovare la forza ed il conforto nella sua fede …
Pubblicato giornale L’Etruria 15.04. 2012
Roberta Ramacciotti