Sala Nocchia, di nuovo Quì
Sala Nocchia, di nuovo Quì
E’ un venerdì sera a Cortona, la fine di un maggio che non vuole dare spazio all’estate ormai incombente. Ma alla fine cederà e rimpiangeremo a lungo questa aria tiepida, mai invadente, portatrice di piacevolezze atmosferiche.
Sono in via Guelfa davanti alla sede del Piccolo Teatro della Città di Cortona intitolato a Marco Nocchia, un ambiente piccolo, angusto per lo scopo a cui è stato adattato, ma carico di significati. Conosco questo fondo perché ci sono stato nel 2020 per un evento molto simile. I soci del Piccolo erano chiamati ad esibirsi proponendo testi classici, propri o rivisitazioni di pezzi famosi. Era stata una piacevole sorpresa perché allora ero totalmente a digiuno, e anche un po’ scettico, sulla qualità degli attori che invece mi avevano sorpreso positivamente. Era stata una bella serata.
Questa volta sono preparato. Entro e mi ritrovo avvolto in una atmosfera che sa di magico e di amore per il teatro. Le pareti sono letteralmente tappezzate da locandine di spettacoli allestiti negli anni dalla Compagnia. E’ un viaggio a ritroso nel tempo. Riconosco opere famose a cui ho assistito anche in prestigiosi teatri romani ma soprattutto mi incanto a leggere tra gli interpreti nomi di amici e conoscenti, di gente che incontro al bar, alcuni presenti in sala, altri no.
E’ un teatro dentro la gente, dentro la comunità cortonese. Amici, parenti o semplicemente persone che sono cresciute insieme. Qualcuno nato in altre regioni ma accomunato dall’indiscutibile amore per Cortona.
Il “regista” dell’evento è Vito Cozzi Lepri. E’ un coordinatore che ha lasciato ai suoi discepoli ampia libertà. Ognuno poteva rappresentare quello che voleva come voleva. Unico vincolo era che dovevano recitare in coppia. In pratica un duetto obbligatorio.
Scelta apparentemente semplice ma in effetti studiata “a tavolino”. L’obiettivo era quello di far sprigionare al massimo l’energia che è in ognuno di noi senza vincoli di dogmi teatrali per spingere le persone che già si cimentavano in questo meraviglioso hobby ad andare oltre, a gettare il cuore oltre l’ostacolo e contemporaneamente attirare nuove leve, nuove preziose risorse che fossero in grado di mettersi in discussione e entrare nella grande famiglia teatrale per proseguirla nel tempo.
Posso dire che c’è certamente riuscito. Il risultato è stato ottimo.
In questo ambiente che trasuda amore per il teatro si è sprigionata una energia calda verso la quale non si poteva restare indifferenti, sono stato coinvolto in ogni singola esibizione saltando da scene profondamente drammatiche a duetti divertenti sul filo di una brillante ironia. Felicità e tristezza a braccetto come vecchi amici.
Una cosa posso affermare senza tema di smentite come diretto testimone di ambedue gli eventi a quattro anni di distanza uno dall’altro; sono cresciuti, il livello medio della recitazione, anzi delle interpretazioni, è molto alto, molto vicino al professionismo che per alcuni interpreti è già un fatto acquisito.
Un unico grosso neo, l’inadeguatezza della sala che ha costretto gli attori a dei veri “salti mortali” per esibirsi con qualità ma, del resto l’indifferenza delle varie amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo non ha permesso di individuare nuove e più adatte strutture per questa attività che qualifica e rende migliore la comunità cortonese, un vero fiore raro che dovrebbe essere coltivato con amore, un bene prezioso che poche altre comunità possiedono.
Ho sentito dire che esisterebbero in Cortona luoghi che potrebbero essere più adatti a questa esigenza ma che occorre volontà e determinazione da parte delle autorità per renderli disponibili e agibili.
Come spesso accade, anche in questo caso, speriamo nella prossima amministrazione!
Fabio Romanello