Viktor Und Viktoria
Viktor Und Viktoria
Si attende sempre con piacere la serata dell’abbonamento al Teatro Signorelli, è un po’ come scartare un bel regalo e la sorpresa è garantita perché qualsiasi rappresentazione, anche quella che non avresti mai scelto, ti lascia comunque qualcosa di nuovo.
La commedia musicale Viktor Und Viktoria si è rivelata un successo.
Il teatro era al completo e questo è un segnale di grande vitalità per la comunità cortonese.
L’attrice Veronica Pivetti interpreta la storia di una “sua collega” affamata e senza lavoro in cerca di una scrittura, in una Berlino durante la Repubblica di Weimar (1919/33). Durante un provino nasce una bella amicizia con un immigrato italiano Vito Esposito (Yari Gugliucci molto espressivo) con il quale arriverà al successo e conoscerà la fama e la ricchezza. Ma a quale prezzo? La commedia, liberamente ispirata all’omonimo film del 1933 di Reinhold Scùnzel mette in scena una storia degli equivoci, è sexy, erotica e sensuale in una “effeminata Berlino”.
La scenografia di Alessandro Chiti è progettata con pochi segni sul foglio, essenziale, diretta ma con un gusto artistico elevatissimo. In teatro l’ottimizzazione degli spazi è estremizzata e si svela come per le scatole magiche. Pochi oggetti insieme a sapienti gesti, costumi e pose sanno introdurre come per incanto lo spettatore nella dimensione voluta dallo sceneggiatore Chiti e dal regista Emanuele Gamba.
Siamo in una Germania uscita sconfitta dalla Grande Guerra che non riesce a tenere fede al pagamento delle riparazioni di guerra e che deve affrontare una ancor più devastante crisi economica con la disoccupazione che tocca il 40% della popolazione. La Repubblica è giovane e non ha esperienza di democrazia e la nuova costituzione prevede che il Cancelliere dovrà rispondere solo al Parlamento e non più all’Imperatore come in passato.
In questa società sporca e fuligginosa nonostante scarseggi perfino il carbone, neanche il freddo, la povertà e la disperazione piegano gli animi degli uomini liberati dal regime monarchico perché oramai la classe operaia è lanciata nelle lotte sindacali e politiche. Grazie al nuovo clima di libertà un’intensa fase artistica, culturale e scientifica, definita dal filosofo Ernst Bloch “età di Pericle”, si espande in Germania. Oltre le nuove importanti produzioni cinematografiche come Metropolis di Fritz Lang, sono gli anni delle caricature politiche di Otto Dix, il movimento architettonico del Bauhaus, il teatro di Bertolt Brecht …
Dunque in questo contesto storico nella commedia la nostra protagonista pur essendo una brava attrice raggiunge finalmente il trionfo e la popolarità solo fingendosi uomo ma per questo sacrifica la sua vera identità. L’inversione dei ruoli per la donna è una necessità e non un semplice gioco.
Per fortuna l’amore non conosce confini e sboccia sotto tutti gli strati di vestiti e forme e un bellissimo innamorato, il conte Frederich Von Stein (Giorgio Borghetti, abile e bello) mette in crisi la sua reale esistenza rimettendo tutto in discussione ed in pericolo ….
Non manca una Baronessa la Ellinor Von Punkertin (Pia Engleberth decisamente brillante) e la biondissima ballerina Lilli Shulz (Roberta Cartocci impareggiabile vamp come richiesto da ruolo) di cui Vito è innamorato e l’attrezzista Gerhardt (il versatile e attivo Nicola Sorrenti) che interpreta il male oscuro del Nazismo che si sta affermando proprio in quel periodo. Si bruciano i libri!
Non vi nascondo che quando è apparso Gerhardt in platea con la divisa da SS, passandomi accanto con la croce uncinata nelle luci accese del teatro, la finzione aveva preso la forma della realtà e la scena mi ha allarmato molto perché ha rievocato le mie più sincere e temute paure.
Spettacolo divertente, intelligente, elegante, una comicità che ci spinge a riflettere molto.
Le analogie economiche e politiche del “33 sembrerebbero trovare alcuni riscontri con quelle attuali, solo che ora rispetto ad allora, abbiamo la conoscenza storica di come può essere veicolata e strumentalizzata la disperazione delle grandi masse di disoccupati.
Le guerre e le persecuzioni producono solo altra povertà e crudeltà.
L’unico antidoto contro la distruzione di massa sono il sentimento civile che ci anima dentro, quanto più sarà profondo, più sarà radicale la risposta dei popoli per affermare le proprie scelte di vita. La parte del mondo che ha investito nella sola economia monetaria come unica fonte di ricchezza, ha fallito perché l’uomo esige acqua di fonte, la lana delle pecore, il verde degli alberi, gli orti e i mari blu.
Roberta Ramacciotti blog www.cortonamore.it®